Si presentano per il colloquio e apprendono che il loro congiunto è morto il giorno prima. La vicenda kafkiana è accaduta sabato scorso al carcere Pagliarelli di Palermo. Come di consueto, i familiari di Antonino Cangemi, arrestato un anno fa con l'accusa di coltivazione di piantagione di marjuana, si sono recati sabato all'istituto penitenziario palermitano per il colloquio abituale e gli agenti penitenziari si sono ritrovati costretti a dargli la tragica notizia: il cinquantenne in realtà è deceduto il giorno prima. A stroncarlo sarebbe stato un arresto cardiaco. Secondo la versione degli agenti penitenziari i compagni di cella avrebbero tentato di soccorrerlo, sono arrivate le guardie ma per lui non ci sarebbe stato nulla da fare. Cangemi soffriva di salute, tanto che i familiari avevano più volte chiesto che venisse trasferito ai domiciliari. Richiesta rimasta inevasa. Secondo la direzione del carcere la notizia l'avrebbero dovuta dare i carabinieri. Comunque sia, non è stata rispettata la prassi. L'ordinamento penitenziario parla chiaro: in caso di decesso, le autorità devono immediatamente informare il coniuge, il convivente o il parente più prossimo. Invece i familiari non sono stati avvertiti e hanno ricevuto la terribile "sorpresa" nel giorno del colloquio.La procura ha messo sotto sequestro la cartella clinica dell'uomo ed è stata aperta un'inchiesta disponendone l'autopsia.Non è la prima volta che gli istituti penitenziari danno in ritardo la notizia ai familiari del decesso o dell'aggravamento delle condizioni psico-fisiche del detenuto. Ancora resta oscura la morte di Cesario Antonio Fiordiso, un 31enne di San Cesario di Lecce, arrestato per rapina in concorso. Dopo un ultimo colloquio avuto nel carcere di Borgo San Nicola, nel capoluogo salentino, ad ottobre, i suoi famigliari lo hanno rivisto che era ormai in coma. Nessuno li aveva avvertiti. Fino a quando, nel giorno dell'Immacolata di quest'anno, il ragazzo è spirato presso il reparto di Rianimazione dell'ospedale "San Giuseppe Moscati" di Taranto. Senza che i suoi parenti abbiano potuto parlargli.