Ora è tregua armata all’interno dell’Anm. Il chiarimento, richiesto da Magistratura Indipendente e da Area, è arrivato ieri al termine della riunione della Giunta esecutiva centrale, tenutasi ieri a Roma.Le esternazioni degli ultimi giorni del Presidente Piercamillo Davigo avevano, infatti, surriscaldato gli animi fra le toghe, soprattutto in quella parte di Mi ancora con il dente avvelenato per la scissione dell’anno scorso, quando Davigo, sbattendo la porta per la mancata elezione a presidente delle toghe di centrodestra, aveva dato vita ad Autonomia&Indipendenza.Più di un magistrato aveva ventilato anche l’idea di uscire dalla Giunta unitaria e di tornare all’opposizione. In particolare, molti non avevano visto di buon occhio la rinnovata vis polemica dell’ex pm di Mani pulite contro i politici che, secondo lui, non avevano mai smesso di rubare. Un intervento a gamba tesa che, se da un lato aveva ricompattato la parte più giacobina della società italiana, quella che ora si riconosce nell’insolita alleanza giustizialista Lega - M5S, di fatto i nostalgici di Tangentopoli, dall’altro aveva irritato l’attuale esecutivo che in questo momento non ha certo bisogno di un rinnovato scontro con la magistratura. Con le inchieste di Arezzo su Banca Etruria e di Potenza su Tempa Rossa che stanno sfiorando pericolosamente il governo di Matteo Renzi.Ma forte, per le dichiarazioni di Davigo, era stata anche l’irritazione del Quirinale che aveva costretto il Vice presidente del Csm Giovanni Legnini all’insolito compito di “pompiere” istituzionale.A Davigo è stato, dunque, fatto notare che i patti erano ben diversi. E che la sua elezione per acclamazione doveva essere un messaggio chiaro per tutti. La decisione di dar vita, dopo anni, ad una Giunta unitaria dell’Anm voleva significare essenzialmente condivisione di responsabilità e valorizzazione di idee diverse. Il tutto finalizzato ad una linea politica univoca che lasciasse da parte gelosie e sterili protagonismi.Esempio di questa rinnovata responsabilità collettiva era, appunto, la rotazione delle cariche e della stessa rappresentanza nella Giunta. Invece che un presidente per quattro anni, quattro per un anno. In modo da dare uguale spazio a tutte le correnti.La Giunta unitaria doveva rappresentare la casa comune di tutti i magistrati. Idea che aveva rischiato di andare in frantumi, invece, per le intemperanze comunicative di Davigo.Per evitare nuove “fughe in avanti” e scongiurare il ritornare allo scontro politica-giustizia di berlusconiana memoria, si è così deciso di valorizzare il ruolo del Segretario generale e di tutta la Giunta che coadiuverà più attivamente l’operato del presidente Davigo.Francesco Minisci, l’attuale Segretario generale dell’Anm, per la cronaca, è uno dei più stretti collaboratori del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, con il quale è coassegnatorio di delicati fascicoli sulle infiltrazioni mafiose nella Capitale. Ma altri due sono gli elementi che legano i due magistrati. Il primo la comune appartenenza ad Unicost, la corrente di centro delle toghe, il secondo è l’attività prestata in Calabria dove Pignatone è stato procuratore di Reggio Calabria e Minisci, come Pubblico Ministero Antimafia, conducendo alcune tra le più importanti indagini nei confronti delle cosche ‘ndranghetistiche del cosentino degli ultimi anni.Con questo, apparente, equilibrio rinnovato, la Gec ha quindi deciso di proseguire il suo mandato fino al 2017. Quando, salvo imprevisti, dovrà essere scelto il successore di Davigo.Proprio l’ex pm di mani pulite sembra aver cambiato già da ieri registro comunicativo: «Siamo da sempre disponibili al dialogo», ha detto lasciando il Palazzo delle toghe. Poi l’apertura ad Orlano: «Mi sembra che il ministro abbia fatto dichiarazioni incoraggianti».Minisci ha invece parlato di forte collegialità: «La giunta si è svolta in un clima di grande pacatezza» Poi l’annuncio della nuova linea dell’Associazione nazionale magistrati: «Non intendiamo alimentare lo scontro» ha chiosato. Parole distensive anche dal vicepresidente Luca Poniz: «Davigo non aveva nulla di cui scusarsi, c’è stata una lettura drammatizzata, sbagliata e fuorviante delle sue dichiarazioni». Insomma, tra le toghe tira aria di tregua.