E' stata una prova di tenuta. Piercamillo Davigo ha spinto oltre ogni previsione il limite della polemica tra magistratura e politica. E adesso all’interno dell’Anm di cui è presidente da poco più di due settimane, l’aria si è fatta molto tesa. Al punto che una delle componenti, quella di Magistratura Indipendente, potrebbe rompere il patto e uscire dalla giunta. È questo l’esito di alcuni giorni vissuti ad alta tensione, culminati con l’intervista rilasciata da Davigo al Corriere della Sera venerdì scorso. I toni hanno creato malumore ai vertici di tutte le correnti. Soprattutto in MI. E lo si vedrà domani, alla prima riunione di giunta dopo le elezioni. I delegati del gruppo considerato “di centrodestra” diranno all’ex pm di Mani pulite che se non cambierà lo stile dato a questi primi giorni di presidenza, si vedranno costretti a ritirarsi dall’organismo.Vorrebbe dire la fine prematura della grande coalizione formatasi al vertice del sindacato delle toghe. In realtà il dissenso si percepisce anche negli altri gruppi che con quello di Davigo, Autonomia e Indipendenza, formano l’inedita alleanza a quattro, ovvero Unicost e Area. In Magistratura Indipendente però il protagonismo del nuovo presidente è ancora più difficile da sopportare: è proprio da lì, infatti, che il gruppo di Davigo si è generato per scissione. Già nel Comitato direttivo centrale da cui Davigo è stato eletto per acclamazione, i delegati di MI si erano battuti fino all’ultimo per una soluzione diversa.Il momento è molto delicato, il Csm sta procedendo spedito nelle nomine dei capi degli uffici giudiziari, a partire dalla scelta del futuro procuratore di Milano. Dopo le dure parole pronunciate da Davigo venerdì scorso è dovuto scendere personalmente in campo il vicepresidente Giovanni Legnini. Ha provato anche lui a dissuadere Davigo dalla sua pesante mediatica. Molto critiche anche le dichiarazioni di Anna Canepa, segretaria di Md, storica componente “di sinistra” riunita con Movimenti nel cartello di “Area”, e di Unicost, che si è dissociata per voce del consigliere Csm Luca Palamara. Difficile aderire alla sequenza di interviste rilasciate da Davigo sui suoi argomenti preferiti: prescrizione, politici corrotti, intercettazioni telefoniche. Una campagna a cui è corrisposta una certa delusione da parte dei fautori della Giunta unitaria, concepita per dare piena rappresentanza a tutte le correnti, mediante il sistema della rotazione degli incarichi, che avevano visto in Davigo il miglior presidente delle toghe in questo momento.L’idea dell’unità è naufragata. È emerso lo scontro in atto fra le anime della magistratura: da una parte quella un po’ reazionaria e movimentista, legata a un passato ricco di suggestioni, che si considera dai tempi di Tangentopoli investita di una missione salvifica, la battaglia contro una politica corrotta a prescindere; dall’altra quella silenziosa, la maggioranza, composta da magistrati che lavorano lontano dai riflettori, più attenti alle rivendicazioni sindacali che non alle prime pagine dei giornali.Da alcuni esponenti di MI, dunque, è partita l’idea di chiedere a Davigo un netto cambio di passo. Troppo divisiva la sua figura: ne è dimostrazione anche il significativo numero di magistrati che in questi giorni hanno espresso il desiderio di cancellarsi dall’Anm. Con un problema non da poco: l’iscritto all’Anm che volesse andarsene in dissenso con la linea di Davigo, non potrebbe. Per un motivo molto concreto. La polizza assicurativa per la responsabilità civile. Che è stata stipulata proprio in virtù della convenzione Anm e che perderebbe di validità lasciando il magistrato in balia delle cause risarcitorie.