Giovanni Orsina, direttore dela LUISS- School of government, interviene sul caso del portavoce della Regione Lazio Giovanni De Angelis e le sue parole sulla strage di Bologna, spiegando che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, «deve trovare il modo di disinnescare una volta per tutte la “bomba” politica delle sue origini». Poi mette in guardia da un possibile calo di consensi per Fi. «Se Forza Italia va in crisi di consensi e si aprono degli spazi politici - dice - Renzi cercherà senz’altro di approfittarne».

Direttore Orsina, pensa che da episodi come quelli che hanno coinvolto De Angelis possano arrivare guai per Meloni e il suo governo?

Credo di sì e penso che questo sia un tema centrale, ma mi faccia rispondere per gradi.

Prego.

Il merito della questione, innanzitutto. Su questo, la penso esattamente come Sansonetti. Siamo di fronte a un caso storico molto complesso, a rovesciamenti nei vari gradi di giudizio, a sentenze fragili. Il tutto condito da una quantità di cospirativismo sconcertante perfino per un Paese iper- cospirativista come il nostro. Non bisogna esser neofascisti per avere dei dubbi su questa sentenza, basta essere liberali. E in una liberaldemocrazia chi ha dubbi deve poterli esprimere. Altro che negazionismo.

Il secondo aspetto?

Il secondo punto riguarda la cagnara politica che ne è derivata. È evidente che questo è un terreno sul quale l’opposizione può attaccare il governo e che la situazione è stata molto mal gestita da un punto di vista politico. Il presidente del Senato ha ammesso la matrice neofascista, il presidente del Consiglio non l’ha menzionata, il portavoce della Regione Lazio l’ha negata con un post sui social… Suvvia. De Angelis dovrebbe dimettersi per questo: non per quello che ha detto, ma perché una persona nella sua posizione deve avere chiara consapevolezza delle conseguenze politiche di quel che dice.

E arriviamo quindi ai possibili guai per Meloni: che intende?

Il terzo passaggio è il background generale della questione. Le origini politiche di Meloni sono il terreno sul quale l’opposizione riesce più spesso a metterla in difficoltà. E lei è sempre un passo indietro, sempre sulla difensiva. Anche in questo caso si è mossa tardi e male: non vuole difendere De Angelis, non lo ha fatto dimettere tempestivamente, e se lo fa dimettere adesso, regala una bella vittoria ai propri avversari. Deve trovare il modo di disinnescare una volta per tutte la “bomba” politica delle sue origini. Che non hanno nulla a che vedere col fascismo, ma hanno molto a che vedere con i riflessi tribali del “polo escluso”. Non si tratta di rinnegarle, quelle origini, ma di superarle. Di consegnarle alla storia. È la stessa opinione che hanno espresso, in questi giorni, Antonio Polito e Luciano Violante.

Tutto questo accade in un periodo storico favorevole a Meloni, come certificato dai consensi attorno al 30 per cento. Durerà?

Meloni è forte perché sui terreni che contano si è mossa bene. E perché sia avversari sia alleati sono molto deboli. È anche per questo che scivolate come quella di cui sopra stridono. Proprio questa innegabile forza politica dovrebbe utilizzarla per compiere il passaggio di cui parlavo poco fa, passaggio che in altri momenti potrebbe farsi complicato. In Italia se sei troppo forte ti saltano tutti addosso, ma quelli che le saltano addosso adesso sono talmente deboli da non rappresentare un pericolo serio.

Ma l’anno prossimo si vota per le Europee: il governo arriverà sano e salvo a quell’appuntamento?

Direi proprio di sì. Possiamo aspettarci un po’ di maretta da parte degli alleati, che cercheranno di recuperare spazi e voti ai danni di Meloni. Ma non saranno molto più che punture di spillo. La situazione è stabile.

Tuttavia l’elezione a segretario di Forza Italia di Antonio Tajani non sembra aver fermato il calo di consensi successivo al boom derivante dalla morte di Berlusconi. Quale futuro vede per gli azzurri?

Per il momento penso che le cose resteranno esattamente così come sono. Forza Italia continua ad avere nell’adesione al Ppe il suo elemento di maggior forza e per ora non si muoverà nulla, in attesa delle elezioni Europee e nella speranza che esse certifichino che il partito ha tenuto. Credo che questa sia la linea di Tajani: arrivare vivi alle Europee e poi fare il punto. Secondo me può funzionare, l’unico rischio che vedo è se in autunno si verifica un crollo nei sondaggi. Se Forza Italia dovesse scendere attorno al 5 per cento, si avvicinerebbe pericolosamente alla soglia delle Europee ( 4 per cento, ndr), e a quel punto potrebbero aprirsi degli spazi. Nel partito, ma anche al di fuori di esso.

E qui arriviamo alla diatriba nel terzo polo: come è possibile che un’alleanza capace di ottenere un buon risultato alle Politiche, seppur al di sotto delle aspettative, finisca a colpi di tweet?

Nel terzo polo, com’è noto, c’è un eccesso di carattere. Più in generale, l’impressione è che esista uno spazio di centrosinistra, ma non uno veramente centrista. Sono convinto che la gran parte degli elettori di centrodestra si sia abbastanza serenamente accomodata con Meloni. Magari non vota Fdi, ma non ha problemi a votare una Fi che si allea a Fdi. Questa idea che esista un elettorato centrista in grado di farsi spazio tra i due schieramenti, mah… A destra sono rimaste frattaglie, tanto più che Meloni in sostanza sta governando dal centro. C’è un elettorato orfano di centrosinistra, è vero, ma fatica a collocarsi politicamente: fra un Pd così a sinistra e il M5S, con chi si allea? Questo infatti è stato il destino del terzo polo alle scorse elezioni.

Dunque Renzi potrebbe davvero tentare la scalata a Fi o parliamo di fantapolitica?

Se Forza Italia va in crisi di consensi e si aprono degli spazi politici, Renzi cercherà senz’altro di approfittarne. De resto, sappiamo che una cosa la sa fare benissimo: sfruttare le occasioni. Ma è molto difficile fare previsioni, oggi. Se dovesse aprirsi, questa partita, sarà comunque molto tattica, e le partite tattiche sono difficili da prevedere. Anche perché nei partiti in crisi c’è sempre una componente di irrazionalità, la stessa presente nel sempre imprevedibile Renzi. Insomma, è possibile, ma è ancora troppo presto per dirlo.