La nostra Carta pone al primo articolo il lavoro e al terzo l’eguaglianza dei cittadini, obiettivi alti - ma strettamente connessi - che si perseguono rimuovendo gli ostacoli ( anche economici) che ad essi si frappongono. Certamente senza il rispetto della legalità ed il controllo dell’economia illegale, attraverso la repressione dei reati a sfondo economico/ finanziario, questi obiettivi diventano mere speranze.

Gli esempi possono essere molteplici: il datore di lavoro che impone buste paga al ribasso, l’evasore fiscale, il bancarottiere, tutta l’area delle truffe comunitarie e nazionali all’erario, il diritto penale industriale, per non parlare dei paradisi fiscali e le mille altre sfumature della complessa criminalità economica e finanziaria tutte purtroppo realtà diffusissime in Italia.

E qui, diversamente dal fenomeno della corruzione, non occorre solo fare riferimento al fenomeno percepito quanto piuttosto alle notizie di reato depositate negli Uffici di Procura. Certamente esiste una polizia giudiziaria specializzata ( Guardia di Finanza) che sulla scoperta e repressione di tali fenomeni fonda il suo patrimonio genetico. Nella magistratura ordinaria, tuttavia, non sempre ci sono quelle corrispondenti sensibilità culturali per comprendere appieno l’importanza del disvelamento e la conseguente istruttoria di tali delitti.

Il problema è più evidente nei piccoli centri e tra questi, in particolare, quelli del sud d’Italia territorio che costituisce, forse non è un caso, la zona economicamente più arretrata del Paese. Certamente il mancato sviluppo del sud dell’Italia non dipende solo da questo ma, probabilmente, quanto descritto è una oggettiva concausa, la cui scarsa percezione contribuisce a rendere il meridione terreno fertile per nuove e complesse forme di “brigantaggio” economico.

Al nord e, comunque, nei grandi Uffici giudiziari, anche in assenza di una seria programmazione delle culture, un magistrato appassionato della materia si trova più frequentemente ed esso diventa sovente l’interfaccia della polizia economica finanziaria nello specifico settore di competenza. Questo almeno negli uffici requirenti.

Negli uffici giudicanti – quasi sempre monocratici – l’attribuzione di fattispecie giuridicamente complesse determina, a volte, un appesantimento del processo e la frequente morte dello stesso per estinzione da prescrizione.

La Guardia di Finanza deve continuare a migliorare le proprie professionalità attraverso sempre maggiori investimenti nell’istruzione dei propri appartenenti, soprattutto in un mondo sempre più competitivo e globalizzato; ma tale sforzo sarà vano se colui il quale è destinatario naturale all’attuazione del frutto delle investigazioni non sarà capace tempestivamente di intenderne il reale disvalore.

Molto ha innovato il legislatore e la giurisprudenza di legittimità creando, negli ultimi venti anni, un tessuto normativo astrattamente coerente e potenzialmente efficace nel diritto penale dell’economia, non più apofantica ancella del diritto penale classico, caratterizzato dai più noti e conosciuti delitti a base violenta o associativa.

Indubbiamente il legislatore potrebbe ancora migliorare: ad es. evitare il giudizio monocratico per fattispecie complesse del diritto penale dell’economia potrebbe rivelarsi cosa saggia, circostanza di cui ad es. il legislatore della storica legge 7.1.1929 n. 4 era ben conscio e, troppo velocemente, il legislatore del nuovo secolo ha abbandonato in nome di una modernità che non sempre è foriera di efficacia.

Ai responsabili della Giustizia e all’Organo di Autogoverno tuttavia, corre l’obbligo di organizzare gli Uffici giudiziari in modo da corrispondere agli Uffici di polizia giudiziaria sempre maggiori professionalità in grado di tradurre tempestivamente indagini preliminari in rapide azioni conseguenti.

Utile, ad es., potrebbe rivelarsi la creazione - in ogni Ufficio di Procura - di un referente per il diritto penale dell’economia il quale, in stretto contatto con i colleghi dei grandi uffici delle Città metropolitane, coltivi la passione culturale e le peculiarità di una materia che pretende un costante aggiornamento.

Anche la Scuola Superiore della Magistratura non solo potrebbe incrementare l’attuale (non altissimo) numero dei corsi riconducibili al variegato mondo del diritto penale dell’economia, ma ancor più potrebbe consentire la ripetizione e la frequenza degli stessi a coloro i quali sono effettivamente impiegati nella repressioni dei mai semplici fenomeni connessi al caleidoscopico ( e silente) mondo dell’economia illegale. Una migliore repressione dell’illegalità economica potrebbe essere portatrice di sviluppo e giustizia oltre, ovviamente, utile a lenire le sofferenze di un erario nazionale sempre in notoria difficoltà. Quanto detto, in fondo, in quell’ottica di redistribuzione sociale delle ricchezze di cui è permeata l’intera Carta.

Non vi può essere un’azione efficace se i protagonisti delle scelte strategiche non percepiscono la moderna necessità di sviluppare culture specializzate, approfondimenti e studi scientifici mirati, al passo della complessità dei moderni mercati.

* magistrato