«In Italia la stragrande maggioranza dell'informazione è schierata per il sì, ma credo che questa esagerazione sarà controproducente», a dirlo è Corradino Mineo, ex direttore di Rainews24 dal 2006 al 2013 e ora senatore di Sinistra Italiana, che sostiene il no al referendum. In un'intervista a Il Foglio, però, Michele Santoro ha attaccato il Fatto Quotidiano proprio per essere apertamente schierato sul fronte del no... Non c'è nulla da commentare. Santoro avrà parlato così perché ha qualche problema personale con Travaglio. E' oggettivo che il Fatto Quotidiano sia l'unico quotidiano italiano a scrivere in favore del no ma ciò non toglie che la stragrande maggioranza del giornalismo italiano sia in favore del sì. E come mai secondo lei? Perché la stampa condivide la lettura, secondo me sbagliata, che la vittoria del no faccia prevalere l'instabilità. E' il brodo della cultura renziana, diciamo. E Renzi è molto bravo a muovere le fila. L'informazione è in qualche modo influenzata, quindi? Renzi ha organizzato una moderna macchina per condizionare l'informazione in modo quasi scientifico. Da una parte approfitta del suo ruolo per stare in televisione il più possibile, dall'altra tiene sotto controllo i giornalisti parlamentari, con un metodo anche più pianificato di come faceva Berlusconi. E qual è questo metodo? Quello di sempre: passare indiscrezioni e retroscena ai cronisti più influenti, permettendogli di scrivere senza timore di essere smentiti. Ora tuttavia, almeno negli editorialisti, si nota che il fronte giornalistico del sì si sta incrinando. Senza contare, poi, che secondo me questa esagerazione giornalistica in favore del sì avrà effetti controproducenti. Si aspettava questa impostazione così partigiana? Non c'è nulla di nuovo. Prendiamo Repubblica: è dalla sua fondazione che sostiene che il Paese sia paralizzato dalla sua struttura istituzionale e che chiede una modifica della Costituzione. La stampa piegata sul renzismo, quindi? No, la stampa non è asservita a Renzi, ma condivide molti elementi della sua azione politica. Considero questa diffusa presunzione in favore del sì, però, priva di fondamento: il problema non è il Parlamento, che ha sempre fatto tutto ciò che Renzi chiedeva, ma il fatto che a questo governo manchino chiarezza e obiettivi.