Il voto sul Mes ha segnato un altro momento di tensione all’interno della maggioranza. Dopo le ore concitate si prova ad andare avanti minimizzando l’accaduto e provando a tenere dritta la barra davanti a mesi che si annunciano parecchio delicati. L’inizio dell’anno vedrà la manovra finanziaria alla prova dei fatti, mentre la discussione sulle riforme entrerà nel vivo con le elezioni europee sempre più vicine. Il deputato e vicecoordinatore di Forza Italia Alessandro Cattaneo analizza così la situazione.

Come si coniuga una posizione europeista con l’astensione di Fi sul Mes e il voto del centrodestra italiano?

La nostra posizione sul Mes è già stata esposta chiaramente da Antonio Tajani. Si tratta di un voto che è stato troppo drammatizzato dall’opposizione che, evidentemente, ha pochi appigli per fare opposizione e ha molto enfatizzato quanto avvenuto. È utile ricordare che si tratta soltanto di un regolamento che va messo sul tavolo delle trattative con l’Europa sul quale finiranno molte altre questioni. Personalmente avrei anche votato a favore, ma ogni voto va contestualizzato e il governo di Giorgia Meloni già durante i mesi scorsi ha tenuto delle posizioni utili ad altre negoziazioni. Penso, ad esempio, al patto di stabilità che, all’esito finale delle trattative, ha avuto regole migliori rispetto al punto da cui si partiva. Non si tratta di un posizionamento sull’europeismo, ma di un tassello di un percorso che può riportare il Mes sotto il controllo del Parlamento europeo e che può servire per discutere anche di altre questioni importanti, sulle quali abbiamo le idee chiare, che riguardano l’armonizzazione fiscale che continua a creare asimmetrie dannose in Europa e l’unione bancaria europea, fondamentale per avere un mercato competitivo e solido al livello mondiale. L’ultimo voto non rompe la maggioranza, ma evidenzia le peculiarità di ciascuno all’interno di un percorso comune.

Non si indebolisce dunque la linea europeista che Meloni prova a seguire fin dal suo insediamento?

L’Europa senza Italia non va da nessuna parte e viceversa. Siamo uno dei Paesi fondatori e rappresentiamo una delle economie più importanti. Forza Italia rappresenta inoltre un interlocutore privilegiato con Bruxelles e con i vertici Ue con i quali lavoriamo in sinergia quotidianamente. Ricordo che in Francia Macron ha dovuto utilizzare i voti di Le Pen su temi più importanti rispetto al Mes, quali quelli relativi alla gestione dell’immigrazione. Nella prossima esperienza di governo europeo rafforzeremo il nostro ruolo e ci auguriamo che possano esserci anche i nostri alleati in maggioranza, sulla scorta del modello inventato da Berlusconi che va esportato anche all’interno del Ppe.

Il ministro Giorgetti dovrebbe dare le dimissioni come afferma la minoranza?

Le rassicurazioni di Salvini a Giorgetti sono state chiare e le condivido. Il ministro proseguirà la trattativa con l’Europa e non ha certo bisogno di rimarcare la propria autorevolezza, che va di pari passo a quella del governo italiano, nonostante le affermazioni strumentali di Conte e Schlein. Il governo italiano si è fatto rispettare per le sue politiche economiche e per la sua solidità. L’ambizione di questo governo è di durare per altri quattro anni. Una stabilità che è un inedito per il nostro Paese specialmente in un momento in cui Francia, Olanda e Germania vivono situazioni molto complicate.

E allora la tensione interna è soltanto frutto di dinamiche politiche figlie dell’avvicinarsi delle prossime elezioni europee?

È normale che, con l’avvicinarsi di una campagna elettorale, si enfatizzino di più le caratteristiche di ogni partito, ma questo non rappresenta di certo un elemento di disturbo rispetto alla solidità della coalizione. A giugno potremo soltanto migliorare entrando tutti a far parte della nuova maggioranza europea. Meloni sta dimostrando grandi capacità, Salvini è al governo da oltre sei anni e la coalizione di centrodestra sta insieme in Italia da 30 anni, a prescindere dalle esperienze di governo. Segno evidente della nostra capacità di fare sintesi nonostante le diversità nell’interesse dei nostri elettori.

L’unità che descrive si manterrà anche sulle riforme? I distinguo su premierato, autonomia e giustizia sono tanti. Riuscirete a approvarle insieme?

Il ministro Casellati ha fatto un grande lavoro di coinvolgimento di alto profilo istituzionale sul premierato e non poteva essere altrimenti, avendo svolto nel suo passato ruoli di assoluto rilievo. Credo che le riforme su premierato, autonomia e giustizia viaggeranno insieme e in maniera spedita.

Sull’autonomia, almeno al Sud, anche i governatori forzisti hanno espresso più di qualche perplessità temendo ripercussioni in termini di servizi essenziali…

Guardi, le valutazioni che hanno fatto Occhiuto, Schifani e lo stesso Bardi non mirano a bloccare l’autonomia, ma guardano a come andare avanti nel realizzarla. Si tratta di valutazioni nel merito dei Lep, dei Lea, dei fondi perequazione e dei criteri di spesa. Si tratta di un livello avanzato di discussione che dimostra come nessuno dei nostri governatori abbia paura dell’autonomia e, anzi, voglia discuterla uscendo dalla retorica di quel meridionalismo piagnone e puntando, come per primi i nostri governatori stanno dimostrando, ad avere amministrazioni efficienti.

Come procede il percorso congressuale di Fi? Che tipo di partito serve per superare la difficile fase del dopo Berlusconi?

Siamo consapevoli di essere figli di un leader unico e irripetibile e lavoriamo per la prima volta da soli per procedere ma di essere all’altezza per procedere da soli nel solco da lui tracciato. E seppure al nostro interno esistono sensibilità diverse, mi pare che la situazione sia molto diversa da quella che osserviamo in altri partiti che si lacerano e si dividono ad ogni occasione. Stiamo facendo un percorso di grande responsabilità per continuare ad essere punto di riferimento per la classe media produttiva, liberale, cristiana e europeista che rappresentiamo. In nome di questi valori stiamo lavorando sotto la guida autorevole di Antonio Tajani. I congressi provinciali che fin qui abbiamo svolto dimostrano l’importanza di questa fase che si concluderà a febbraio con ulteriore rafforzamento del partito.