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Rispetto al 2011 i rapporti di forze fra l'Italia e la Commissione sono cambiati. Allora l'Italia era debole e la Commissione era forte. I mercati, mossi dalla speculazione internazionale, volevano affondare l'Italia e le persone responsabili avevano davanti agli occhi lo spettro che le aste per il rinnovo del debito pubblico andassero deserte e che lo stato non avesse i soldi per pagare stipendi e pensioni. Eravamo l'anello debole della catena, con i conti in disordine di un debito pubblico enorme e continuamente crescente. Per questo si dimise il governo Berlusconi e dovemmo trangugiare le medicine amare del governo Monti.La Commissione, invece, allora era fortissima. La nostra speranza di superare la bufera era legata alla garanzia data dalla Commissione che, in caso di necessità, l'Unione insieme con gli Stati membri più forti ci avrebbe fatto credito.Adesso la situazione si è rovesciata.Il nostro debito pubblico si colloca senza difficoltà e non abbiamo paura che i mercati si rifiutino di comprare i nostri Bot se per caso la Commissione non mette il suo bollino sulla nostra legge di bilancio.Non siamo più gli ultimi della classe. Abbiamo fatto i nostri compiti a casa. Non tutti e non sempre bene ma il deficit è sotto controllo ed il debito ha smesso di aumentare. Altri stanno messi peggio di noi. La Francia e la Spagna hanno da diversi anni un deficit fuori da tutti parametri ed un debito pubblico che è più piccolo del nostro ma aumenta continuamente. Prima di comminare sanzioni all'Italia la Commissione dovrebbe spiegare perché non interviene contro la Francia e una mezza dozzina di altri paesi. Non può farlo.Per queste ragioni la Commissione è debole e Renzi può togliersi qualche sassolino dalle scarpe e guadagnare punti presso quei settori della pubblica opinione che lo hanno accusato di essere troppo prono ai voleri di Bruxelles.Come in tutte le cose anche in questa bisogna stare attenti a non esagerare.Juncker non è il nemico. Se qualche volta fa la voce grossa è perché è forte, soprattutto in Germania, il partito di quelli che vogliono affondare l'Unione Europea per perseguire un progetto di potenza tedesca fuori dei vincoli e degli impacci dei Trattati Europei.Quei Trattati, che a volte ci fanno disperare per i loro bizantinismi, sono però la nostra difesa contro il pericolo del risorgere di una lotta senza regole contro Stati più forti di noi. Contro questo pericolo Juncker e la Merkel sono nostri alleati, non nemici.La verità è che il fiscal compact non funziona. Le politiche di austerità hanno dato quello che potevano dare (e non è poco perché ci hanno salvati dal disastro) ma adesso bisogna cambiare registro. Questa è la partita vera che si gioca nel 2017 (ma in realtà comincia adesso). L'Italia con Renzi può giocare un ruolo da protagonista ma per farlo avrà bisogno di non rompere con Juncker ma anzi di giocare di concerto con lui.Perché il Fiscal Compact non funziona? Il Fiscal Compact doveva funzionare più o meno così: quando uno stato non è più in grado di finanziarsi sul mercato il suo debito verrà garantito dall'Esm. L'Esm è un fondo dotato di un capitale enorme ma finito, fornito dagli Stati membri, con cui acquista i titoli di debito pubblico che il mercato non vuole. In cambio lo stato che viene in questo modo salvato adotta le politiche di risanamento finanziario imposte dalla Troika, una Commissione di rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea e della Commissione.Il Fiscal Compact non funziona per due motivi.Il primo è che la grande speculazione finanziaria è in grado di mobilitare quantità enormi di denaro e sa che se riesce a fare saltare l'euro otterrà enormi guadagni.Se, per modo di dire, l'Esm avesse 705 miliardi di euro la speculazione saprebbe che le basta spingere il gioco fino a 706 miliardi per vincere. Certo, l'Esm può comprare il debito pubblico della Grecia ma potrebbe comprare quello della Spagna? E quello dell'Italia? L'Esm ha svolto una funzione apprezzabile e utile per sostenere, per esempio, la Grecia ma quando la crisi ha minacciato di investire l'Italia si è visto con chiarezza che c'era bisogno di altro.Questo altro è stato la Banca Centrale Europea. La Bce dispone di una potenza di fuoco infinita perché lei la moneta la crea. Alla domanda: "che quantità di mezzi pensate di investire nell'operazione di stabilizzazione" Mario Draghi rispose: "quello che serve" (whatever it takes). La stabilizzazione iniziò con quelle parole. Oggi è di fatto la Bce la garante del debito pubblico dei paesi europei. L'Esm è (quasi) un ente inutile. Gli ammonimenti della Commissione, di conseguenza, hanno perso molta della loro forza. Con il suo programma di intervento straordinario chiamato Quantitative Easing la Bce controlla i mercati e decide di fatto il finanziamento degli Stati.Tutto questo avviene non contro ma certo al margine dei Trattati esistenti. Bisogna sostituire un sistema di regole che non funzionano con un sistema nuovo di regole che funzionino e bisogna farlo urgentemente prima che il sistema si sfasci.Renzi può prendere la guida di questa Grande riforma europea. Deve però stare attento a non dare occasione al sospetto che l'Italia voglia tornare al mondo di ieri, quello in cui la crescita era alimentata da una spesa pubblica facile. Quel mondo è finito per sempre. La domanda è piuttosto: c'è una politica di crescita alternativa sia alla austerità che alla spesa facile? Una politica che chieda rigore nel contenimento della spesa corrente ma incentivi gli investimenti per creare molti e buoni posti di lavoro in settori nuovi ad alto contenuto di conoscenza, quelli che danno forma al mondo di domani?