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L'economista Giuliano Cazzola
Illustrando la relazione dell’Autorità nazionale anticorruzione alla Camera, il presidente dell’Anac Giuseppe Busia, a proposito del Ponte di Messina, ha evidenziato «uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi».
Professor Cazzola, pensa che le parole di Busia, subito riprese dall’opposizione (vedi la dem Anna Rossomando) porteranno problemi al governo e soprattutto al ministro Salvini?
Mi sfugge il senso della preoccupazione relativamente ad uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico. A me pare non solo normale ma anche necessario che un’opera tanto importante mobiliti anche del capitale privato che venga risarcito nel tempo attraverso i ricavi dall’uso del manufatto. La parte pubblica avrebbe comunque il controllo delle operazioni. La stessa Anac potrebbe svolgere il suo ruolo istituzionale. Poi a me piacerebbe che il presidente dell’Autorità rispondesse a una domanda di buon senso.
Cioè?
Nella Relazione al Parlamento il presidente Busia fa un’affermazione tanto condivisibile da essere ovvia. «La deroga - afferma - non può diventare regola, senza smarrire il suo significato e senza aprire a rischi ulteriori». Ma non gli viene il dubbio che se le opere - vedi il ponte di Genova - si possono fare e in tempi accettabili solo se si deroga in toto alle regole, forse sono queste ultime ad essere sbagliate? Ricordo che la revisione del Codice degli appalti è stata una condizione posta dalla Ue nel contesto del Pnrr. Ed è stato giusta questa condizione, perché non si può partire dalla premessa che i vincitori degli appalti siano dei corruttori. Ci sono tante grandi imprese italiane che in giro per il mondo costruiscono opere ciclopiche e che da noi non riescono neppure a costruire un garage. Peraltro è l’Anac stessa che smentisce il tasso di corruzione che ci attribuiamo da soli.
Lo stesso Salvini è stato contestato pochi giorni fa al porto di Catania da alcuni attivisti No Ponte, rei secondo Salvini di portare avanti quella che da anni è “la cultura dei No”. Riuscirà questo governo a raggiungere gli obiettivi prefissati?
C’è da essere pessimisti assistendo ai tempi che di solito vengono impiegati. Tuttavia questo Paese ha compiuto dei passi importanti. Senza andare troppo indietro e ricordare che l’Autostrada del Sole fu costruita in 8 anni ( poi da Salerno a Reggio Calabria c’è voluto mezzo secolo), possiamo annoverare l’Alta Velocità, il Mose, la bretella nel tratto Bologna Firenze. Pensi al Ponte che collega Danimarca e Svezia o il tunnel sotto la Manica. Noi siamo diventati il Paese che deve presidiare con le Forze dell’ordine i lavori della Tav, che ha consentito l’assassinio della più grande acciaieria europea, che ha lascito morire milioni di piante d’ulivo, che ha fatto un referendum contro le trivellazioni a costo di rinunciare a ingenti giacimenti di gas, che alleva cinghiali spazzini, piuttosto che impiantare termovalorizzatori. Mi fermo qui per carità di patria.
L’intervento dell’Anac si inserisce in una dialettica già accesa tra governo e Corte dei Conti, doppio provvedimento che limita i controlli dei magistrati contabili sul Pnrr: pensa sia un atto uno scontro tra istituzioni?
Le rispondo citando un brano del Pnrr. Sotto il titolo “Abrogazione e revisione di norme che alimentano la corruzione’’ venne scritto: «La corruzione può trovare alimento nell’eccesso e nella complicazione delle leggi. La semplificazione normativa, dunque, è in via generale un rimedio efficace per evitare la moltiplicazione di fenomeni corruttivi. Vi sono, in particolare, alcune norme di legge che possono favorire più di altre la corruzione. Si rende, dunque, necessario individuare prioritariamente alcune di queste norme e procedere alla loro abrogazione o revisione. Ad esempio – proseguiva il documento - vanno riviste e razionalizzate le norme sui controlli pubblici di attività private, come le ispezioni, che da antidoti alla corruzione sono divenute spesso occasione di corruzione. È necessario eliminare le duplicazioni e le interferenze tra le diverse tipologie di ispezioni». Si arrivava poi al sancta sanctorum della legge Severino, il vero scivolone populista del governo Monti: «Occorre semplificare le norme della legge n. 190/ 2012 sulla prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione. Al tempo stesso, occorre evitare che alcune norme nate per contrastare la corruzione - come le disposizioni sulla trasparenza - impongano alle amministrazioni pubbliche e ai soggetti privati di rilevanza pubblica oneri e adempimenti troppo pesanti». Per me queste parole sono scritte nella Bibbia A proposito di Pnrr, il commissario Gentiloni ha rassicurato sulla flessibilità dell’Ue, mettendo in guardia però dal fare “presto e bene”.
Come giudica l’operato del governo fin qui?
Il governo ha operato bene dove ha smentito il programma “storico” delle forze politiche della maggioranza. Quando per fini interni ha voluto piantare qualche bandierina si sono visti subito i limiti. Poi si porta la responsabilità dei ritardi nel Pnrr. L’errore più grave è stato quello di pretendere di smontare l’apparato di gestione messo in piedi da Draghi per affidarlo ad una cordata che da Fitto in giù non ne sapeva nulla. Poi adesso si vede quanto sia stato sbagliato far cadere il governo Draghi. Si sono persi dei mesi preziosi nel portare avanti sia pure con fatica il Pnrr.
Ci sono rischi concreti che i ritardi accumulati sul Pnrr non solo facciano slittare buona parte dei progetti ma determinino anche la sospensione delle prossime rate da parte dell’Ue?
On va sans dire. Lo si capisce anche dal tergiversare della Commissione sulla rata in riscossione adesso. Tutti i paesi hanno dei problemi.