Mai come in questa fase occorrono freddezza e lucidità per evitare – è proprio il caso di dirlo - clamorosi autogol. La vicenda Spalletti-Nazionale potrebbe giungere ad una svolta in queste ore. Gli staff legali del Napoli e della Figc hanno lavorato incessantemente da quando Roberto Mancini ha comunicato le proprie dimissioni da commissario tecnico della Nazionale e si è diffusa la notizia di un probabile arrivo a Coverciano di Luciano Spalletti.

Stiamo assistendo ad un’operazione, che, come per i calciatori, richiede diplomazia per avvicinare le parti non il contrario. Non sono mancate, però, le tensioni negli ultimi giorni. Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, campione anche negli affari e nelle trattative con i divi del cinema, è stato chiaro: per “liberare” mister Spalletti e farlo accasare alla Nazionale va rispettato l’accordo d’uscita anticipata dal contratto di prestazione sportiva che lo ha legato alla società partenopea fino a pochi mesi fa. Non è una questione di «vil denaro, bensì di principio», ha affermato il patron degli azzurri napoletani. Dunque, per vedere Spalletti sulla panchina dell’Italia dovrà essere versata una penale che sfiora i 3 milioni di euro. Chi metterà mano al portafoglio? Il tecnico di Certaldo o la Federazione italiana giuoco calcio? Per ora non è dato saperlo.

Il brocardo latino “pacta sunt servanda” è valido pure nel calcio, nonostante le bizze di alcuni protagonisti dello sport più bello del mondo. Si è tanto parlato negli ultimi giorni di “clausola di non concorrenza”. Chi ha acquisito delle conoscenze e ha fatto delle esperienze presso il precedente datore di lavoro non può metterle a disposizione di competitor per un determinato periodo. E qui si apre il dibattito tra i giuristi, ma prima ancora tra i legali del Napoli e della Nazionale. Dalla sede capitolina della Figc ci si trincera dietro la frase: «Preferiamo lavorare, anziché parlare».

Cosa succede, nel contesto in questione, se il passaggio da una panchina all’altra non riguarda due club, ma un club e una Nazionale di calcio? Aspetti di non poco conto, in merito al possibile trasferimento di Spalletti a Coverciano, ruotano attorno a questa domanda. Il sogno, ancora una volta tinto d’azzurro, seppur con sfumature diverse, di Luciano Spalletti sta creando un precedente significativo per il diritto dello sport. L’avvocato Mattia Grassani, legale del Napoli, cerca di smorzare i toni e, soprattutto, ritiene che la vicenda debba essere gestita direttamente dall’allenatore campione d’Italia e la Figc. La palla, dunque, viene lanciata nel campo in cui si trovano il tecnico toscano e la Nazionale. Con il Napoli che, per il momento, resta in tribuna a guardare e che potrebbe trasferirsi in Tribunale per tutelare le proprie ragioni. Siamo quindi in una fase di stallo? «Non saprei dirlo», dice al Dubbio l’avvocato Grassani. «Il tema – precisa - non riguarda il Napoli, perché al club partenopeo non è richiesto nulla: Spalletti, come più volte ribadito, può liberamente collocarsi ovunque lo ritenga, pienamente consapevole delle conseguenze delle sue scelte. Il club non è in alcun modo coinvolto nella negoziazione tra l’allenatore e la Figc».

Il tema del non farsi concorrenza è il vero, grande scoglio che impedisce a Spalletti di trasferirsi a Coverciano. Su questo, però, il Napoli non si esprime. «Bisognerebbe chiederlo all’allenatore», evidenzia Mattia Grassani. «Certo è – aggiunge l’avvocato dei campioni d’Italia - che la clausola è molto chiara ed è nota al tecnico non solo dal 18 luglio, ma addirittura da settimane prima, visto che lo specifico punto è stato discusso e negoziato a più riprese con i suoi legali, che certamente avranno informato l’interessato». Nella vicenda si è fatto riferimento alla distinzione tra club e Nazionale. Grassani non crede che si sia aperto un precedente anche perché in passato tutto è stato messo nero su bianco con grande chiarezza tra il Napoli e Spalletti. «Il testo della clausola – spiega il legale - non è interpretabile e prevede espressamente l’impegno del mister a non svolgere attività neppure per federazioni sportive nazionali, italiane o estere». Il presidente De Laurentiis ha sottolineato che non si tratta di una questione di danaro “ma di principio” e che i patti devono essere rispettati. «È cosi – sostiene Grassani - e dalla lettura dell’accordo la volontà delle parti risulta chiarissima. Può mai essere tollerabile, e credibile per il sistema, che un documento di sette pagine, passato al setaccio riga per riga, parola per parola, firmato in sede sindacale, dopo soli 25 giorni rappresenti carta straccia per uno dei due contraenti?». E comunque se Spalletti dovesse diventare il nuovo Ct dell’Italia, sorgerebbe spontanea un’altra domanda. L’allenatore della Nazionale, in causa con il club campione d’Italia, che fornisce giocatori alla Nazionale stessa, cosa penserà al momento della scelta delle convocazioni? «Si tratta – risponde Grassani - di uno scenario paradossale, anche destabilizzante per chi la Nazionale la vede dal di fuori. Non oso pensare alle polemiche che potrebbero essere costruite su questa specifica dinamica. Mi auguro, comunque, che prevalga il buon senso e gli accordi raggiunti vengano rispettati».

Al momento, dunque, immaginare l’esito della vicenda non è ancora possibile. Appellarsi alla ragionevolezza di tutte le parti è, comunque, sempre buona norma. «Non saprei dire come andrà a finire – conclude l’avvocato del Napoli -, anche perché quando non si tratta soltanto di questioni economiche è difficile prevedere le scelte delle parti coinvolte. Di certo siamo in presenza di manager di altissimo livello che percorreranno tutte le strade per evitare contenziosi».