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VIA ARENULA
Intesa. Non facile da costruire. Ma c’è. Sul punto essenziale: l’alleanza Fratelli d’Italia- Forza Italia non si discute. Non si discute il centrodestra. La sintesi del vertice blindato fra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi è innanzitutto questa. C’è ovviamente un sottotitolo, importante: il ministero della Giustizia può essere attribuito al partito del Cavaliere. E ora il nome più quotato è Maria Elisabetta Alberti Casellati.
«Non c’è una decisione definitiva, sul punto», è la prima indicazione che arriva da via della Scrofa, al termine del confronto durato poco meno di due ore. Ma l’ipotesi di un guardasigilli azzurro si rafforza. E si rafforza la prospettiva dell’ex seconda carica dello Stato come nuova responsabile del dicastero. Un punto di equilibrio fra le aspettative di Berlusconi – che tiene alla Giustizia come elemento distintivo per Forza Italia, all’interno della coalizione – e le richieste di Meloni, che sollecita nomi dalla caratura istituzionale più alta possibile.
In realtà si tratterebbe di un compromesso da entrambi i punti di vista, persino da quello dell’ex presidente del Consiglio. Che dietro la scrivania dove è tuttora al lavoro Marta Cartabia avrebbe considerato molto positiva anche la scelta di Francesco Paolo Sisto, sottosegretario anche lui ancora in carica, finché non giureranno i successori. Sia Casellati che Sisto incarnano la tradizione garantista di Forza Italia. Con la differenza, fanno sapere fonti riservate di FI, che la prima è difficile da definire un nome di bandiera. Ha una propria specifica autonomia, legata anche all’altissima carica di presidente del Senato appena ricoperta. «La sua elezione al vertice di Palazzo Madama», viene fatto osservare, «avvenne quasi più su iniziativa di Salvini che del presidente», cioè di Berlusconi.
Interpretazioni. Certo a Meloni non dispiace che il suoi governo possa annoverare qualcuno che passa da seconda carica dello Stato a responsabile della Giustizia. D’altronde Casellati sarebbe una ministra con cui tutti rischiano di trovarsi a discutere in condizioni meno agevoli che con una figura pure autorevole, ma già da tempo inserita negli ingranaggi di via Arenula, come Sisto. In ogni caso le quotazioni di Casellati alla guida del dicastero che fu di Togliatti salgono molto. E come era in parte acquisito, si profila un approdo diverso per Carlo Nordio, il nome che fino a poche ore fa era il più quotato come nuovo guardasigilli. Probabile che assuma la carica da lui stesso ipotizzata, forse con rito scaramantico o magari con profonda convinzione, di presidente della commissione Giustizia a Montecitorio. «È lì che si fanno le leggi», ha detto più volte. E ha detto il vero. Anche se una ministra come Casellati non rinuncerebbe certo all’iniziativa.
Colpisce, questo sì, che su una casella delicatissima qual è la Giustizia, il confronto si sia prolungato fin quasi alla vigilia delle consultazioni. È il segno che non si tratta di una priorità assoluta dal punto di vista della presidente del Consiglio in pectore. Meloni non trascura il tema, ma sa anche che non potrà essere tra i punti iniziali dell’azione di governo: non è un caso se lo stesso Berlusconi, nello scarno post diffuso sui social dopo il vertice, ha citato un solo argomento di merito, «il caro energia». Ecco, le riforme verranno, ma non appena le emergenze si saranno placate.
Naturalmente il vertice di ieri non ha sciolto tutti i nodi. Sarebbe stato impossibile. In un tornante del genere, ci sono caselle destinate a definirsi solo dopo che Meloni avrà avuto modo di confrontarsi con Sergio Mattarella. Figurarsi per ministeri di primo piano come la Giustizia. A un livello istituzionalmente assai diverso, ieri si è segnalata anche la Conferenza dei Garanti territoriali dei detenuti, riunitasi a Napoli. Ne è venuta una richiesta per il nuovo esecutivo: «Un viceministro della Giustizia ad hoc che si occupi dell’esecuzione penale». E qui i pronostici sono altrettanto complicati. Perché è difficile trovare, in coalizione, un nome in linea con le aspettative, forse anche con le necessità, del sistema penitenziario, che sia esterno a Forza Italia. Ed è altrettanto arduo individuare una figura più “consonante” di Sisto. Ma sarà difficile che, con Casellati guardasigilli, possa diventare vice il sottosegretario uscente: sarebbe un monocolore azzurro. L’accoppiata con Sisto viceministro sarebbe quotatissima se a via Arenula ci andasse Nordio. Il rebus, come si vede, è ancora pieno di incognite. Tanto che ieri sera circolava un’altra voce. La quale dava per certa Casellati nel governo, ma alle Riforme. Con Nordio guardasigilli e, appunto, Sisto suo vice. Un modo diverso di chiudere il cerchio. Ma tra poche ore il gioco delle alternative dovrà concludersi, in un modo o nell’altro.