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Lo psichiatra Massimo Fagioli, inventore dell'Analisi collettiva, scomparso all'età di 85 anni a Roma. Adorato come un santone dai suoi seguaci, detestato come un ciarlatano da gran parte del mondo accademico. Personaggio affascinante e controverso, ha pubblicato una ventina di saggi e ha influenzato personaggi del mondo della cultura come il regista Marco Bellocchio con cui ha avuto un lungo sodalizio firmando con lui diverse sceneggiature -dal Diavolo in Corpo a La Condanna o (per una breve stagione) l'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti. Fagioli era nato a Monte Giberto nel 1931, in provincia di Ascoli Piceno. Autore di 23 libri, è notissimo, in particolare, per Istinto di Morte e conoscenza la sua Bibbia, scritto nel 1970, diffuso in decine di migliaia di copie, tradotto in molte lingue. Istrionico, criptico, provocatorio, eterodosso, verso la metà degli anni 70 Fagioli ha compiuto il suo parricidio teorico allontanandosi da da Freud, le cui teorie furono liquidate senza giri di parole: "Sono tutte fregnacce" mentre i freudiani sarebbero "dei criminali". Prese di posizione che nel 1976 gli valsero la radiazione dalla Società italiana di piscoanalisi.
Controverse anche le sue esternazioni sull'omosessualità, spesso associata a uno stato insano o comunque non risolto dell'individuo: "Il desiderio è solo nel rapporto uomo-donna, l'omosessualità non è identità ed il rapporto tra uguali mi puzza di nazismo". Affermazione che ha provato a dettagliare nell'ermetico Teoria della nascita e castrazione umana:“la corazza, sia essa catatonia, omosessualità o caratterialità schizoide non potrà essere demolita. Il soggetto non entrerà in crisi. Egli ha annullato qualsiasi rapporto sessuale con la realtà sia nella dimensione di investimento sessuale”.