«Le parole di Mattarella meritano deferente rispetto perché segnano un decisivo punto di svolta sul terreno delle riforme». Così l'ex presidente dell'Anm Luca Palamara commenta il monito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo discorso di insediamento sul tema della riforma della giustizia e del Csm a pochi giorni dal suo attesissimo secondo libro sui mali della giustizia. «Alla politica dunque - afferma Palamara - il compito di tradurre quelle parole in fatti, come peraltro tanti cittadini italiani hanno già chiesto sottoscrivendo le proposte referendarie». Secondo l’ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura, «per superare la logica di appartenenza invocata dal Presidente Mattarella l’unico rimedio consiste nel consentire ad una nuova classe dirigente di sottrarre alle correnti la selezione dei candidati al Csm: per andare oltre la logica di appartenenza, l’unico rimedio è il sorteggio nella elezione al Csm». A commentare  le parole di Mattarella è anche l'attuale presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia: «I moniti del Presidente vedono già i magistrati tutti pronti a proseguirne l’attuazione in condivisione piena della centralità della Costituzione, che deve essere il faro e l’orientamento sia per i magistrati nell’esercizio quotidiano del rendere giustizia che del legislatore nel dare rapido corso alle necessarie riforme». Puntuale anche il commento del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri: «Anch’io mi unisco all’applauso per Mattarella - dice. Le parole del Capo dello Stato sono condivisibili al cento per cento, sono cose ovvie che ripetiamo da decenni. L’applauso ci sarebbe stato anche se questo discorso fosse stato fatto davanti a un manager di una multinazionale o di fronte a un operatore ecologico. Chiunque lo condividerebbe. Il dramma è che poi non si traduce sul piano normativo e spesso si fanno riforme che peggiorano la situazione». «Il problema - spiega Gratteri - è come vengono poi tradotte sul piano normativo le riforme auspicate dal presidente della Repubblica e auspicabili. Se le riforme che si stanno facendo o che si faranno saranno migliorative o peggiorative della situazione, sia per quanto riguarda il funzionamento della giustizia che la credibilità».