Nella storia repubblicana non era mai successo che un premier facesse visita ai detenuti. Matteo Renzi infrange il tabù e lo fa insieme con il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il capo del Dap Santi Consolo. Il senso della svolta è anche in quel richiamo a Marco Pannella del tweet che Renzi fa precedere al suo arrivo al "Due Palazzi" di Padova. Si sofferma prima in un colloquio con il personale della polizia penitenziaria promettendo che potenzierà l'organico, dopodiché visita i laboratori gestiti dalla cooperativa Officina Giotto: la pasticceria, la legatoria, il call center, la parte informatica, quella di servizi alle Camere di Commercio e i laboratori per gli imballaggi. «Una grande attenzione che ha stupito tutti - testimonia il presidente della cooperativa Nicola Boscoletto -, ha ascoltato i vari problemi, dando una parola di conforto a chi ne aveva bisogno». Renzi ha fatto visita anche alla redazione di Ristretti orizzonti dove ha ascoltato testimonianze sull'ergastolo e le condizione difficili delle visite da parte dei familiari. Su questo tema il ministro Orlando e Renzi hanno fatto riferimento alla possibilità di inserire, nella riforma dell'ordinamento, una norma per sperimentare la totale mancanza di barriere per i figli dei detenuti: «Che i bambini vengano a contatto con un ambiente che rischia di traumatizzarli - ha spiegato Renzi - è ingiusto e sbagliato, occorre quindi pensare a strutture alternative per consentire l'incontro tra i minori e i padri e le madri detenuti».L'ergastolo è un tema molto sentito tra i detenuti e soprattutto da Ristretti orizzonti, che per il prossimo 20 gennaio ha organizzato una giornata di dialogo sull'carcere a vita, ma anche sulle pene lunghe «che uccidono perfino i sogni di una vita libera: una giornata che abbia per protagonisti anche figli, mogli, genitori, fratelli e sorelle di persone detenute, perché solo loro sono in grado di far capire davvero che una condanna a tanti anni di galera o all'ergastolo non si abbatte unicamente sulla persona punita, ma annienta tutta la famiglia». Proprio su questo tema Renzi ha potuto ascoltare, sempre all'interno del carcere di Padova, la testimonianza di Carmelo Musumeci, ergastolano ostativo che da anni si batte per sensibilizzare la società civile sull'ingiustizia che subisce chi affronta senza speranza il "fine pena mai". Proprio Musumeci ha coniato il termine "La pena di morte viva". Ed è stato sempre lui a denunciare l'ultimo suicidio - un ergastolano di 44 anni - avvenuto giorni fa proprio nel carcere di Padova: «Said El Magharpil Ihad aveva scontato circa 20 anni di carcere. Da un po' di tempo usciva in permesso premio ma il suo fine pena rimaneva sempre nell'anno 9.999, cioè mai».Un detenuto straniero, nordafricano come Said, «ha chiesto al presidente un autografo con dedica per il figlio», racconta ancora Boscoletto, «ho intravisto Renzi che scriveva di impegnarsi con lo studio e nella vita. Il premier ha dedicato quasi tutto il tempo a camminare, salutare e incontrare tanto il personale di polizia quanto gli operatori delle cooperative e i detenuti. È stata una visita bellissima».