Finisce in carcere a distanza di decenni dal momento in cui, appena maggiorenne, aveva commesso il reato. Nel frattempo aveva trovato un lavoro onesto e formato una famiglia. Come se non bastasse, l’uomo ha appreso, durante il colloquio con il pm, che il suo reato, in realtà, era andato in prescrizione dopo 21 anni. Gli avvocati precedenti, probabilmente, avrebbero dovuto farlo presente nel momento in cui il reato è caduto in prescrizione, perché, si sa, i magistrati non sono obbligati a ricordarlo.

Ora è rinchiuso al carcere di Mammagialla, a Viterbo, per scontare 12 anni e otto mesi di carcere per traffico di stupefa- Ha scelto lui di essere trasferito in questo carcere, in maniera tale da essere vicino alla famiglia. «Poco più che adolescente e abbandonato dai genitori - racconta la figlia a Il Dubbio -, ha affidato nel capoluogo sardo la sua esistenza a scelte di vita sbagliate». Perché l’ha fatto? «Per andare avanti - spiega la figlia -, e come lui stesso mi ha spiegato, perché è arrivato un giorno in cui dei ragazzi di strada, proprio come lui, gli hanno offerto un lavoro. Un lavoro illegale, certo, perché a Cagliari a dei ragazzi di strada un lavoro legale chi l’avrebbe mai offerto? Lui preso dal bisogno lo ha accettato, racimolando così quei quattro soldi necessari ad andare avanti». Parliamo di M. G., condannato per un reato che ha commesso in Sardegna dal 1987 al 1990. Poi cambia, decide di lavorare onestamente e si trasferisce a Roma. Ed è lì che, nel 1994, incontra la futura moglie e formerà una famiglia con la nascita di due figlie nate nel 1997 e nel 1998. «Una vita fatta di grandi sacrifici, ma serena», racconta la figlia. Arriviamo al 2010 quando viene condannato dal tribunale di Cagliari in 1° grado a 14 anni e 8 mesi. Fa ricorso.

Nel 2012, dopo ben 22 anni dal reato, arriva la condanna in appello a 12 anni e 8 mesi. Assieme agli avvocati attende che i magistrati depositino la sentenza di condanna, perché per fare ricorso in Cassazione serve leggere le motivazioni. Dopo tre anni, finalmente il tribunale di Cagliari tira fuori la sentenza e quindi gli avvocati difensori fanno ricorso alla Corte suprema sottolineando che il reato, in realtà, risulta prescritto. Ma la Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità. Quindi niente da fare, una persona che da decenni risulta estraneo alle logiche delinquenziali e da solo si è reinserito nella società, si trova costretto a subire la carcerazione. Sia dal punto di vista legale ( formalmente il reato risulta prescritto) che da quello mocenti. rale, risulta drammatico pensare che una persona che ha commesso l’ultimo reato nel 1990, debba subire la carcerazione con un animo e una vita completamente diversi rispetto a più di 26 anni fa. Ora l’avvocato di fiducia tenta di utilizzare le ultime carte chiedendo l’incidente di esecuzione nei confronti della Corte d’appello. L’imputato infatti non ha partecipato al processo d’appello, visto che non era stato ufficialmente convocato. Parliamo di lesione al diritto di difesa. La Corte d’appello di Cagliari se ne lava però le mani e respinge il ricorso. Come ultima istanza non rimane che un nuovo ricorso alla Cassazione, ma anche alla Corte europea, sottolineando che si parla di un reato prescritto da tempo.