Approda finalmente in discussione alla Camera la proposta di legge contro il bullismo e il cyberlbullismo, approvata in Senato nel maggio 2015 ma uscita dall'iter in Commissione Affari Sociali e Giustizia della Camera con corpose modifiche.Il testo ora in esame a Montecitorio definisce, infatti, il cyberbullismo come «qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica». Una sorta di reato capestro, che rischia di fagocitare qualsiasi tipo di violazione della privacy. Non solo, è anche prevista la modifica all'articolo 612 bis del codice penale, con l'introduzione di una nuova circostanza aggravante del reato di atti persecutori e stalking, che si estende anche agli adulti (e non solo ai minori, che erano soggetto principale del DDL): sarà perseguibile anche un solo post sui Social Network ipoteticamente offensivo. L'iter di approvazione è appena iniziato, ma il testo ha già destato molte perplessità negli addetti ai lavori, molti dei quali erano stati auditi per realizzare la stesua iniziale del DDL.Le modifiche, che hanno allargato il raggio di una proposta di legge che era orientata soprattutto alla tutela dei minori, non sono piaciute alla sua prima firmataria, la senatrice Elena Ferrara (Pd), la quale ha lamentato la snaturazione del senso del ddl, che puntava a tutelare i minori sia vittime che "bulli", con interventi rieducativi e non con l'inasprimento delle pene.Dello stesso parere anche la Camera Nazionale Avvocati per la Famiglia e i Minorenni (Cammino), che ha ricordato come lo strumento principale per arginare il fenomeno avrebbe dovuto essere l'intervento in sede amministrativa, sia preventiva, sia contestuale, sia successiva, nonchè misure anche di sostegno alla responsabilità dei genitori di vittima e autore. Il focus, insomma, avrebbe dovuto rimanere il recupero e la rieducazione dei minorenni (vittima e autore), mentre ora il testo si è ampliato con previsioni repressive dello spazio utilizzato in rete con finalità assimilate al bullismo, con risultati che - secondo l'associazione - potrebbero ledere il diritto alla libera espressione del cittadino.