Il tanto vituperato sistema di autogoverno della magistratura piace alle toghe. La “sorpresa” viene dagli stessi magistrati che hanno bocciato, meno di novecento i votanti su circa diecimila in organico, la consultazione online promossa dal gruppo di Autonomia& Indipendenza, la corrente della magistratura associata fondata dall’ex pm di Mani pulite Piercamillo Davigo. Fra i vari quesiti vi era quello riguardante l’attuale sistema di nomina dei capi degli uffici da parte del Consiglio su- periore della magistratura. Tema diventato di grande attualità in queste settimane dopo la pubblicazione del libro “Palazzo d’ingiustizia” del giornalista Rai Riccardo Iacona in cui viene descritto un sistema di scelta dei vertici basato sulla lottizzazione più spinta fra le correnti dell’Anm.

Davigo e i suoi sono da sempre favorevoli al ripristino del parametro dell’anzianità di servizio, abolito nell’attuale Testo unico sulla dirigenza a favore di quello del merito e delle attitudini. Un parametro oggettivo, quello d’anagrafe, che nelle intenzioni dovrebbe eliminare in radice ogni tipo di scambio clientelare.

Davigo, che ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni di luglio per il rinnovo del Csm, ha recentemente paragonato l’organo di autogoverno delle toghe a Caligola per l’arbitrarietà delle nomine. «Ormai mi aspetto - ha dichiarato Davigo - perfino la nomina di un cavallo» a capo di una Procura o di un Tribunale.

Oltre che sui giornali la “battaglia” di Davigo contro il Csm sta proseguendo anche davanti al Tar del Lazio dove il magistrato ha recentemente impugnato la nomina di Domenico Carcano come presidente aggiunto in Cassazione.

A& I è la corrente più vicina al M5S con cui condivide l’immagine di forza “anti- sistema”. Secondo un retroscena pubblicato qualche giorno fa sulla Stampa i davighiani, forti di un leader carismatico e sempre sui giornali, dovrebbero stravincere le prossime elezioni al Csm, portando a Palazzo dei Marescialli tutti e quattro i candidati.

Visti i numeri dei votanti al sondaggio, per eleggere un giudice di merito al Csm servono almeno 500 voti, molti di più per un giudice di legittimità come è appunto Davigo, la prospettiva sembra però molto lontana. Come dice un autorevole consigliere togato del Csm, i magistrati non vedono mai di buon occhio la sovraesposizione mediatica dei colleghi che potrebbe, quindi, rivelarsi un boomerang.