Non è detto che avvocati e magistrati debbano sempre combattere tra di loro, contrapporsi. Esistono dei temi, e dei momenti, nei quali la collaborazione può dare degli ottimi frutti. Quello di oggi è un esempio: il protocollo sulla protezione internazionale che è stato firmato dal Csm e dal Consiglio nazionale forense. Mentre nell’arena politica ci si scanna - e si inseguono gli slogan, le frasi fatte, i populismi - il mondo del diritto ragiona, discute, cerca una soluzione e stabilisce dei principi e delle linee guida che permetteranno un riconoscimento più agevole per i diritti degli stranieri.

Il Csm e il Cnf non hanno lavorato inseguendo ideologie, o cercando il consenso, la popolarità. Hanno discusso insieme, partendo dai punti di vista diversi che rappresentano, con un obiettivo molto semplice: quello di rafforzare lo stato di diritto. Accordo avvocati- Csm per proteggere i rifugiati

Mi è capitato più volte, anche recentemente, di sentirlo dire dal mio amico Andrea Mascherin, che è il presidente del Cnf: la lotta per l’uguaglianza di tutti davanti al diritto, e per l’uguaglianza dei diritti, è la chiave della modernità. E questa lotta può essere condotta solo attraverso il ragionamento, il dialogo, l’informazione, la conoscenza. È il dialogo che permette il colloquio tra noi e gli altri, solo il dialogo, e solo il colloquio tra noi e gli altri può convincerci del fatto che il Diritto non è graduabile, non ammette gerarchie, primazie, eccezioni: il diritto o è uguale per tutti o non è diritto. Quando si sente dire: “sì, i diritti, ma i diritti per chi? ”. Bisogna rispondere che la domanda è infondata. I diritti, se sono tali, sono per tutti e sono identici per tutti. Non è che i miei diritti vengono prima dei tuoi o viceversa.

Il tema del dialogo e dell’integrazione tra culture diverse e diverse religioni, e diverse legalità, è stato pochi giorni fa il tema di un convegno, organizzato dall’avvocatura, che si è tenuto a Bologna nell’ambito degli avvenimenti del G7 in Italia. Si è parlato, con la partecipazione dei rappresentanti di tutte le religioni ( che oggi sono in guerra tra lo- ro in molte parti del mondo) di come la conoscenza, l’informazione, l’integrazione siano il fondamento di ogni possibile convivenza civile, in questo mondo qui, e cioè il mondo globalizzato nel quale oggi, inevitabilmente, viviamo. È stato un evento abbastanza straordinario, che però ha suscitato, ad esempio nella stampa - ma anche nel mondo politico - un interesse assai vicino allo zero. Così come probabilmente sarà molto, molto basso l’interesse dei mass media per questo protocollo tra magistratura e avvocatura firmato ieri. Che pure ha almeno due caratteristiche di grande interesse e attualità ( anche sul piano giornalistico).

La prima è che si dimostra come in una sfera della vita pubblica nella quale la conflittualità - in questo caso la conflittualità tra accusa e difesa – è la condizione essenziale di funzionamento, siano tuttavia possibili forme molto alte di collaborazione. La magistratura e l’avvocatura sono i pilastri dello Stato di diritto. E entrambe hanno interesse che lo Stato di diritto funzioni. Ognuno con i suoi compiti, che sono molto diversi: una parte della magistratura ha il compito di cercare i reati e i colpevoli, un’altra parte ha il compito di giudicare serenamente, l’avvocatura ha il compito di difendere in tutti i modi possibili gli imputati. Tutti insieme però hanno l’obiettivo di tenere in piedi lo Stato di diritto, che è lo scheletro e la sostanza vera di ogni forma di democrazia moderna.

L’avvocatura e la magistratura in questa occasione hanno mostrato che ci si può impegnare civilmente non per la raccolta di consensi, né per sconfiggere l’avversario, ma per rendere un servizio alla comunità e al diritto. Senza secondi fini. La stampa, la Tv, l’informazione in genere, e soprattutto il mondo politico, nutrono qualche interesse per questo tipo di attività e di impegno? Vedremo.

La seconda caratteristica del protocollo firmato ieri è che si entra nel merito della questione politica più dibattuta in questi mesi. Il tema dell’immigrazione e dell’arrivo dei rifugiati. La politica si è avvitata attorno a questo tema. Si è avviata perché è una emergenza sociale ed economica? In parte per questa ragione, ma soprattutto per un’altra ragione: è una emergenza politica, una grande emergenza politica, dal momento che - soprattutto grazie all’impegno formidabile dei giornali e delle Tv – sposta masse molto grandi di voti, e dunque può essere decisiva per l’assegnazione del potere. La seconda emergenza – quella politica – prevale nettamente sulla prima. Giornali e partiti non sono molto interessati a una discussione seria e scientifica sul merito dei problemi. Sono interessati ai sondaggi e alle strategie mediatiche. Su quelle si impegnano e giocano la loro credibilità. E infatti non li attrae molto questa iniziativa di giudici e avvocati. Perché riguarda il merito di un problema specifico. Non sposta voti, non manipola consensi massicci e facili.

Ecco, il problema politico oggi è esattamente in questi termini. La divisione di fondo non è tra partiti populisti e partiti non populisti. La divisione è tra politica – che comunque combatte sul terreno del populismo – e le poche forze che invece si impegnano fuori dal recinto delle ideologie e dentro il recinto delle idee. La magistratura e l’avvocatura, su questo terreno, possono dare molto. Perché non sono strutture sociali fragili o modeste. Contano, pesano. Purchè si convincano che il loro compito è quello di difendere il Diritto uguale per tutti e non quello di inseguire la politica, e mascherarsi da politica, nel senso della politica populista e semplicistica.

Magari, se magistratura e avvocatura tengono la linea firmata ieri da Csm e Cnf, potrebbe succedere il miracolo: e cioè che alla fine sia la politica a inseguire loro...