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flick piantedosi
«Lo dico da cattolico: sì alla legge sul fine vita». È il giudizio espresso dall’ex presidente della Consulta Giovanni Maria Flick, intervistato da La Repubblica, sul suicidio medicalmente assistito su cui la Camera dovrà votare. Una misura da approvare secondo Flick: «Perché rende più concreti i quattro paletti della Consulta attraverso una formula più generale e non legata al caso specifico». «Ci lamentiamo tutti perché da anni si stava lavorando inutilmente per arrivare a una legge sul fine vita. Adesso che c’è la proposta ciascuno la tira per la giacca chiedendo o paletti più rigidi che la rendano, di fatto, inapplicabile, o all’opposto, la demolizione totale dei paletti che già ci sono», dice ancora Flick. «È vero -aggiunge-, sono un cattolico praticante, ma sono anche laico costituzionalmente (quindi non laicista). Credo che in una società pluralista una soluzione come quella elaborata faticosamente dalla Consulta non sia un compromesso, ma un risultato accettabile, anche se tuttora nutro delle perplessità sul passo che la Corte ha compiuto». Ha valicato il confine tra giudice delle leggi e legislatore? «Sì - risponde -, ma la Corte lo ha fatto con delle buone ragioni in una società pluralista. Ha ritenuto, ferma restando la necessità di tutelare il soggetto debole per ragioni di solidarietà umana, che si potesse escludere la punibilità dell’aiuto al suicidio. Ma solo quando la sofferenza è irreversibile, intollerabile, e la vita dipende da un presidio medico, senza il quale la persona non può neppure sopravvivere». «Il percorso» della proposta di legge sul fine vita «è stato già difficile e non credo cambierà, ma su tutti i provvedimenti in discussione generale intervengono in Aula solo i deputati che hanno lavorato su quel provvedimento e la commissione ha lavorato tantissimo sul testo, usciamo fuori dalla retorica di un’aula vuota in discussione generale e lo dico io per primo: le foto dell’Aula vuota sono foto che fanno male a tutti, è la comunicazione in sé e bisogna comprendere come lavora il Parlamento, che lavora con le commissioni, gli indirizzi e il controllo ed è in tutte queste fasi che si eplicita il lavoro del Parlamento e non è l’Aula vuota che può rappresentare il lavoro a 360 gradi del Parlamento, come se il Parlamento non esistesse e non lavorasse ma invece c’è e lavora», commenta oggi il presidente della Camera, Roberto Fico, durante lo scambio di auguri con la stampa parlamentare, in merito alle immagini di un’Aula semideserta ieri in occasione della discussione generale sulla proposta di legge sul fine vita. La proposta di legge sul Fine vita ha varcato ieri le porte dell’emiciclo di Montecitorio. Dopo un’attesa di tre anni, e una faticosissima mediazione tra i gruppi parlamentari, peraltro non ancora definitiva, è partita la discussione generale sul testo. Con una nota definita da molti come "stonata", con molti banchi vuoti, sia tra gli scranni delle opposizioni quanto tra quelli della maggioranza. Dove resistono le diffidenze del centrodestra, intenzionato a votare contro in aula come ha già fatto in commissione, mentre nell’asse giallorosso-viola che sosteneva il governo Conte 2, gli occhi sono ancora puntati su Italia viva. Finora, nel percorso parlamentare, il partito di Matteo Renzi ha contribuito a far arrivare la proposta di legge alla Camera, ma - soprattutto con i voti segreti - nessuno se la sente di puntare tutte le fiches che ha nel piatto. Ci sarà tempo per mediare, comunque. Perché la discussione, interrotta dopo che il governo ha posto la questione di fiducia sul decreto Fisco, non proseguirà prima di gennaio. Almeno nelle migliori delle ipotesi, perché di mezzo ci sono la legge di Bilancio e soprattutto l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Verosimilmente lo slittamento sarà direttamente a febbraio. «La nostra linea è perché venga approvato un testo equilibrato e mi sembra che quello uscito dalla commissione lo sia, che parte dal dato di partenza delle condizioni irreversibili. Quando c’è una condizione irreversibile credo che il principio di autodeterminazione debba avere il sopravvento. Mi auguro che ci sia una discussione aperta, concreta, senza pregiudizi ideologici in Aula», dice il presidente del M5S, Giuseppe Conte. Gli fa eco il presidente della commissione Giustizia della Camera, il pentastellato Mario Perantoni: «È un giorno storico per i diritti civili in questo paese: l’approdo in aula del testo sul fine vita, dopo tre anni dalla sua prima calendarizzazione e molti rinvii, concretizza la possibilità di far fare un salto in avanti al nostro paese che potrà dotarsi di norme certe per andare incontro ai malati senza speranza. Io penso che si tratti di un buon testo al quale hanno partecipato tutti e che riusciremo ad approvarlo: sarebbe un errore gravissimo affossarlo». Dice «sì al dritto a morire con dignità» anche il relatore della proposta di legge, Alfredo Bazoli (Pd), intervenendo in Aula nella discussione generale.