«La recente diffusione dei dati sull’abbandono della professione forense da parte delle avvocate non può sorprendere, data la realtà emersa dalle puntuali presentazioni del Rapporto Censis e dal costante monitoraggio dell’Organismo congressuale forense con i territori e i Comitati Pari opportunità. Questi rapporti confermano un quadro chiaro: la professione, pur vedendo un incremento di avvocate nelle nuove iscrizioni, mostra una netta disparità di reddito e una crescente percentuale di abbandono tra le professioniste». A ricordarlo, in una nota, è Laura Massaro, responsabile del dipartimento Pari opportunità di Ocf.

Negli ultimi anni, si legge nel comunicato, «la professione forense si caratterizza per una forte presenza femminile, con una media di circa il 47 per cento» rispetto al totale degli iscritti all’albo. Tuttavia, «il divario reddituale tra avvocati e avvocate è preoccupante: le donne avvocato guadagnano in media il 53% in meno rispetto ai colleghi uomini, con una differenza assoluta di quasi 30mila euro. Questa disparità contribuisce alla precarietà della carriera per le professioniste, poiché a parità di età e localizzazione geografica, una donna avvocato percepisce un reddito significativamente inferiore. Il dialogo continuo con i territori e i Cpo», prosegue la nota, «rivela le problematiche che affrontano le avvocate», a cominciare dal «rinvio della maternità per timore di compromettere la carriera». La rinuncia alla professione, si legge ancora nella nota di Ocf, «anche con competenze e meriti, può derivare dalla precarietà e dalle difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia.

Così facendo molte avvocate sono costrette a scegliere tra carriera e vita privata». L’Ocf, dice la responsabile Pari opportunità dell’organismo, è impegnato nel «rimuovere gli ostacoli all’accesso e all’esercizio della professione» e nel «promuovere lo sviluppo di nuove competenze.

L’inclusione è fondamentale e deve essere valorizzata, non solo per ragioni di equità, ma anche per migliorare l’efficienza del sistema professionale e contribuire positivamente al Paese.

Investire nell’inclusione e nella valorizzazione delle differenze è essenziale per garantire pari opportunità e per far sì che la professione forense possa beneficiare della ricchezza di competenze e talenti disponibili», conclude Massaro.