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La prima giornata della sessione ulteriore del XXXV Congresso Nazionale Forense, che si è aperta oggi all’Ergife Palace Hotel di Roma sul tema “Un nuovo ordinamento per un’Avvocatura protagonista della tutela dei diritti nel tempo dei cambiamenti globali”, entra nel vivo con gli interventi del presidente del Consiglio Nazionale Forense Francesco Greco, del coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense Mario Scialla, del presidente della Cassa forense Valter Militi, del presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma Paolo Nesta.
«L’obiettivo – ha detto Greco – è valorizzare e rafforzare ruolo e funzione dell’avvocatura istituendo, all’indomani del Congresso Nazionale, un tavolo unitario dell’avvocatura per sviluppare i temi oggetto delle mozioni approvate, da tradurre in una proposta organica di riforma, da presentare a Governo e Parlamento, della nostra legge professionale che dia risposte puntuali agli avvocati e agli aspiranti tali e che riguardi tutti gli ambiti di attività, a partire dal gender pay gap, dei prossimi decenni.
«La fotografia della professione - con i dati di Cassa Forense e Censis - mostra una flessione marcata anche nelle iscrizioni alla facoltà di Giurisprudenza e di conseguenza all’esame di abilitazione professionale – ha proseguito il Presidente del Cnf – sono meno di 10 mila i candidati che il 12 dicembre hanno affrontato la prova scritta della sessione di esami 2023 per l’accesso alla professione di avvocato, a fronte dei circa 15 mila dello scorso anno e dei circa 26 mila aspiranti avvocati del 2021. Un crollo, in appena due anni, del 60 per cento. Numeri che indicano una disaffezione crescente dei giovani verso le professioni giuridiche di avvocato, magistrato e notaio. Il rischio è formare nuove generazioni e una società in cui le discipline umanistiche e giuridiche cedono il passo alla tecnocrazia che avrebbe più peso delle libertà e dei diritti fondamentali».
«La crisi dell’avvocatura nasce dalla crisi della giustizia che trova il suo punto nodale nel fatto che non funziona perché non c’è un numero adeguato di giudici negli uffici giudiziari – ha concluso Greco – la legge delega per la riforma dell'ordinamento giudiziario prevedeva una stretta sui magistrati fuori ruolo, ridotti di sole 20 unità, una “micro stretta” che chiaramente non va nella direzione giusta per risolvere i problemi della giustizia. E poi c’è il tema dell’intreccio tra politica e correnti che indebolisce la magistratura. Il Csm, per incidere effettivamente sull’organizzazione giudiziaria, deve essere liberato dalle influenze della politica. Sia il Presidente della Repubblica e non più il Parlamento a nominare i componenti non togati del Csm scelti tra avvocati insigni, professori universitari, giuristi».
«Ai giovani che soffrono questi momenti chiedo di resistere nell’interesse della professione – ha esordito Scialla, coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense – ci saranno ancora dei sacrifici da fare, ma la salita terminerà presto. L’Intelligenza Artificiale non è più un’ipotesi, ma è già realtà. Non è un fenomeno che controlliamo noi e dobbiamo dunque essere attrezzati. Tutti i congressi che abbiamo tenuto fino a oggi sono stati un laboratorio straordinario di idee su questo campo. L’approccio deve essere senza pregiudizi. Noi abbiamo alle spalle i diritti dei cittadini. Per questo non dobbiamo essere precipitosi. Se rivoluzione deve essere, che sia una rivoluzione veramente democratica».
Nel corso del suo intervento, Scialla ha affrontato anche le problematiche inerenti al portale telematico penale, per poi soffermarsi sulla condizione attuale della giustizia. «Noi viviamo una crisi peggiore degli anni precedenti – ha spiegato – perché oltretutto è subdola. Passa il messaggio che i numeri sono diminuiti e che i processi sono diminuiti. Invece non è così. Il cittadino non ha più i soldi per andare dal professionista e soprattutto teme la giustizia. Quello che avviene nei tribunali civili è qualcosa di indescrivibile. Nell’articolo 1 del codice deontologico c’è scritto che noi siamo tenuti alla tutela della difesa in ogni sede. Come la esercitiamo? Dal computer alzando la manina? Può essere questo l’avvocato del futuro? È una condizione inaccettabile». Infine, sulla Riforma Cartabia: «Abbiamo fatto una scelta di grande responsabilità”, ha ricordato, “Siamo scesi in trincea. Abbiamo aiutato l’avvocatura e abbiamo partecipato ai tavoli tecnici. Se noi andassimo a intervistare un collega in aula ci direbbe che la Cartabia non è in grado di risolvere i processi in aula. È un’amnistia mascherata. Anche a scapito dei più deboli. Nessuna riforma procedurale è a costo zero. La stiamo pagando da anni».
«In un mondo che cambia velocemente, anche l’Avvocatura deve gestire il cambiamento senza esserne travolta – ha ribadito Militi, presidente di Cassa forense – viviamo ancora una drammatica crisi economica, dovuta principalmente a pandemia e conflitti bellici, che sta provocando forti squilibri nel tessuto economico-sociale del Paese, e la categoria risente pesantemente di questa situazione. Il mondo forense deve poi affrontare nuove sfide, in primis quella dell’Intelligenza Artificiale, destinate a modificare il nostro modo di interpretare l’attività. Organizzazione, sinergie, percorsi professionali qualificanti sono alcune delle parole chiave per cercare di declinare una figura di avvocato al passo dei tempi, per trasformare i rischi in opportunità. Il percorso parte dalla nostra capacità di riscrivere l’ordinamento professionale, tema centrale del Congresso: nuove regole da condividere per rilanciare, con determinazione, il fondamentale ruolo dell’Avvocato nella società. Alla nostra Cassa spetta il compito di contribuire al dibattito e sostenere, con politiche attive, i colleghi, in particolare nelle situazioni di fragilità, sì da favorirne la crescita. La costruzione di un nuovo modello di avvocatura, accompagnato da un adeguato welfare, è l’obiettivo congressuale che vorremmo raggiungere».
«Vogliamo e dobbiamo rendere l’Avvocatura nuovamente protagonista sulla scena politica, sociale e vorrei dire anche culturale di questo Paese, perché tutelare e rappresentare i diritti dei cittadini non può essere considerato solo un vezzo da cultori della materia – ha concluso Nesta, presidente Coa Roma – questo può e deve essere il vero obiettivo del Congresso ulteriore dell’Avvocatura italiana, un risultato che possiamo raggiungere innanzitutto scrivendo tutti insieme, come recita il titolo stesso dell’evento, il nuovo ordinamento della nostra professione in questo tempo di cambiamenti globali. È necessario rivedere le modalità e le forme dell’esercizio professionale (dalle norme sulle incompatibilità, all’ampliamento delle competenze, dal riconoscimento dei poteri certificatori degli Avvocati, alla riserva Legale stragiudiziale) affrontando nel contempo la complessa tematica della revisione dell’intero sistema ordinamentale e del procedimento disciplinare. Principi questi che dovranno poi essere sintetizzati e articolati in un’unica proposta, chiara, concreta, da presentare al Governo e al Parlamento, elaborata (in temi ragionevolmente brevi perché la gravità della situazione lo impone) all'interno di un apposito tavolo di lavoro che veda la partecipazione del Consiglio Nazionale Forense, dell’Organismo Congressuale Forense, dei Coa più importanti e delle maggiori associazioni rappresentative della nostra categoria».