Pechino, 2 ott. - (Adnkronos) - Vittoria di cuore e sofferenza quella ottenuta da Jannik Sinner ai quarti delnChina Open contro Grigor Dimitrov - 6-4, 3-6, 6-2 - che proietta il n.1 del tennis azzurro verso una semifinale contro Carlos Alcaraz continuando ad alimentare la rincorsa a un ranking che, in caso di vittoria nel torneo, lo porterebbe al 4° posto, eguagliando così la miglior classifica mai raggiunta da un italiano nell'era Open appannaggio oggi di Adriano Panatta (1976). Per l'allievo di coach Simone Vagnozzi si è trattato del 47° successo in stagione. E' stata una vera e propria fatica quella sostenuta dall'altoatesino, brillante in avvio ma progressivamente risucchiato da una condizione fisica ancora distante dall'optimum, a fronte di un Dimitrov confermatosi invece giocatore maturo e poco incline all'errore una volta intuito uno spiraglio nel gioco dell'azzurro. Domani alle 13.30 sfiderà in semifinale il n.2 del ranking Alcaraz, vincitore in due set nel quarto contro Casper Ruud - 6-4, 6-2 - e apparso decisamente più in forma rispetto a quanto mostrato dall'italiano. Impreciso e affaticato, ma orgoglioso nel voler comunque portare a casa un match con quel poco di energie rimastegli nel serbatoio. Una prova di carattere che andrà ora ulteriormente irrobustita in chiave fisica per lanciare il blitz al rivale murciano e al contempo continuare ad alimentare il sogno di un ranking che, da virtuale n.6 del mondo, potrebbe vederlo issarsi fino al 4° posto in caso di titolo. Il biglietto da visita il match lo presenta subito, nel 1° game: 14 punti giocati, la volontà di interpretare fin da subito al meglio le condizioni di giornata, oltremodo lente e umide, e quindi controproducenti per chi intenda puntare sugli strappi all'interno dello scambio. E' Sinner a spuntarla nel braccio di ferro alla quarta palla break a sua disposizione, una propensione, quella allo sciupio delle occasioni in suo favore, che ricorrerà spesso nel corso della sua partita. Ma tanto basta in un primo parziale in cui, pur invertendo l'ordine dei fattori - una seconda di gran lunga più efficace della prima (il 90% di punti estratti) - il n.1 del tennis azzurro è riuscito a contenere i tentativi di rimonta del bulgaro, sotto forma di due palle break prontamente annullate. Il primo ace di Sinner coincide invece con il punto che gli regala due seto point, ed è un dritto vincente a consegnarglielo dopo 50' di gioco. L'impressione è che registrati i colpi d'avvio e trovata maggiore precisione sulla diagonale del dritto, Sinner possa disporre del suo avversario agevolmente nel secondo parziale. Ma il rodaggio è invece ancora lungo, la misura incerta, e alla quarta palla break sprecata la sensazione è che l'esito del set non sia più una mera questione di tempo. La sua fortuna Dimitrov se l'é comunque saputa costruire confermandosi giocatore equilibrato e paziente, dotato di variazioni ed effetti tali da indurre l'azzurro all'errore. Ora la fretta, ora la voglia di far pesare la propria maggiore esuberanza, di accelerare su colpi che dietro all'effetto invitante nascondevano invece ben altre insidie. Assottigliate le sue percentuali d'errore, il n.19 del mondo è riuscito a lungo a sostenere gli scambi con il suo più giovane rivale. Frettoloso e impreciso, lui sì, quando chiamato a convertire almeno una delle altre quattro palle break maturate nel corso del set. Il 7° game è quello dei rimpianti e vede Dimitrov salvarsi in ben quattro occasioni, l'ultima delle quali accompagnata da un'evidente sventagliata di stizza da parte dell'azzurro. Sono comunque errori che lasciano il segno e che nel game successivo fruttano al bulgaro, finalista qui a Pechino nel 2016, il break decisivo aiutato anche da uno scivolone dell'altoatesino. Con Dimitrov alla battuta per pareggiare i conti, Sinner fa però ancora in tempo a sciupare la sua decima palla break, ultima fotografia di un parziale da archiviare tra rammarico e sfortuna. Si ricomincia in prossimità delle due ore di gioco e con il n.7 del mondo a massaggiarsi le gambe, indizio eloquente di come le sue condizioni di salute non siano ancora ottimali dopo l'influenza patita nei primi giorni successivi al suo arrivo in Cina. C'é da stringere i denti, aggrapparsi al proprio servizio e provare a fare altro. Il break arriva subito, ma la fatica è sempre più evidente e Dimitrov non ne vuol sapere di veder scivolare via il match senza opporre resistenza. Sinner sente di poter offrire di più, ma è un vorrei ma non posso, il suo, non sostenuto da gambe e fiato. La voglia di non arrendersi è però quella di sempre, sostenuta a gran voce dal suo box. Occorre saperla gestire però, e incanalarla nei momenti clou. E l'occasione si presenta nel sesto game, con Sinner disposto a raschiare al fondo delle sue energie nel tentativo di ottenere il break che potrebbe portarlo alla battuta per chiudere il match. La missione fallisce, e il rischio è che ora le conseguenze possano ripercuotersi nel game successivo, quando è Dimitrov a forzare la mano tra slice, risposte e lungolinea. Sinner è l'espressone della sofferenza, l'incedere incerto, si piega sulla ginocchia tra un punto e l'altro, ma trova il modo dopo aver annullato due palle break di portarsi sul 5-2. Dimitrov accusa il colpo e pochi minuti dopo si arrende in quello che è stato game più breve dell'intera partita.