Roma, 1 dic. (Adnkronos) - Condannato a 11 anni e 9 mesi Claudio Marini, finto regista accusato di violenza sessuale aggravata nei confronti di diverse ragazze che volevano provare a entrare nel mondo del cinema e che venivano adescate con la scusa di effettuare provini. I giudici della quinta sezione penale del tribunale di Roma hanno comminato una pena superiore a quella chiesta dalla Procura, che aveva sollecitato una condanna a 9 anni. Il sedicente regista, secondo laccusa, tra il 2019 e il 2020 avrebbe compiuto le violenze su 8 ragazze a Roma. Il modus operandi come emerso dalle indagini, era sempre lo stesso: luomo, come riportato nel capo di imputazione relativo a otto diversi episodi, fingendo di essere il regista incaricato da una società, soggetto giuridico inesistente, per effettuare un casting di film, si attribuiva un falso nome e una falsa qualità professionale, traendo in inganno le vittime e costringendole con violenza a subire atti sessuali. Luomo, arrestato nellestate del 2020 e tornato libero durante il processo per scadenza termini, incontrava le aspiranti attrici inizialmente in un luogo pubblico e poi per provare una scena le invitava a casa. Il procedimento è nato dopo la denuncia presentata da dodici ragazze. Il finto regista è stato dichiarato dal tribunale capitolino interdetto in perpetuo dai pubblici uffici. Nel procedimento si è costituita parte civile lassociazione Differenza donna. Questa sentenza rappresenta una nuova era, l'era del me too italiano commentano lavvocato Teresa Manente e la collega Marta Cigna, di Differenza Donna - un movimento che parte dalla forza delle donne del mondo dello spettacolo dalla loro consapevolezza dei loro diritti negati, delle molestie e violenze sessuali che restano ancora invisibili. Un movimento che ha preso forma e voce anche nel nostro Paese grazie alla determinazione di tante donne attrici e aspiranti attrici come le 12 parti offese di questo processo seguite e sostenute dallassociazione Differenza Donna che si è costituita parte civile nel processo e che insieme allassociazione Amleta lotta per svelare la gravità e la diffusione di molestie e violenza sessuale in questo contesto dove permangono stereotipi e pregiudizi sessisti. Le violenze e le molestie sessuali che le parti offese hanno subito durante provini approfittando della situazione di potere sono crimini che vanno puniti. Vogliamo dire a tutte le giovani donne attrici o aspiranti attrici che è reato chi viola la nostra libertà di autodeterminazione e sessuale e chi sfrutta il proprio potere per indurci a subire e a tacere concludono.