Palermo, 24 nov. (Adnkronos) - "Musa fu sottoposto in Libia a torture di tutti i tipi e gli effetti delle torture continuavano anche dopo il suo arrivo in Italia. C'erano momenti in cui perdeva la capacità di orientarsi. Lui fu torturato con colpi di bastone di legno e di ferro sulle piante dei piedi, un tipo di tortura che priva le persone della possibilità di camminare perché si frammenta la pianta. Ma subì anche le torture con elettrodi alle mani, ci mostrò i segni di queste ustioni alle mani. Oltre a violenze psicologiche di ogni tipo". A raccontare le torture subite, durante la prigionia in Libia, dal minorenne Musa, uno dei 147 migranti arrivati sulla nave Open Arms è Sebastiano Vinci, psicologo dell'Asp di Palermo che ebbe in cura il ragazzo che rimase in prigione in Libia dai 13 ai 16 anni. "Vedere morire altri ragazzi o sentire le urla di chi è torturato sapendo che poi tocca a lui non è facile per un ragazzo - dice - Musa ci ha raccontato questo. Al di là dell violenze fisiche che ha subito". Poi, lo psicologo ha anche raccontato le torture subite da un altro ragazzo, che però non era sulla Open Arms, "a cui gli aguzzini in Libia avevano tirato tutte le unghie con una tenaglia, una per una. E per ogni unghia tirata chiamavano la famiglia per avere dei soldi". "E questo ragazzo non ha mai raccontato nulla. Lo abbiamo saputo solo successivamente".