Roma, 6 dic. - (Adnkronos) - "La formula vincente della Ducati è come quella della Coca-Cola: segreta. In azienda, ognuno conosce solo una parte della ricetta. Nessuno però sa tutti gli ingredienti". Così il Ceo di Ducati Claudio Domenicali. Da 2 anni la scuderia di Borgo Panigale è squadra italiana Adesso anche Marc Marquez è un ducatista. Come se Mbappé andasse al Real Madrid. "Di più. Marc ci farà crescere ancora: gli altri 7 nostri campioni hanno cominciato a studiare il modo in cui guida -sottolinea Domenicali a 'Repubblica'-. Sarà stimolo, esempio. Diventeranno tutti migliori. Avremo maggiore competizione interna, si complicherà la corsa al Mondiale dei nostri avversari. Questanno Martin ha imparato tanto da Bagnaia, Pecco farà lo stesso con Marquez. Si continuerà ad alzare il livello, avete visto Di Giannantonio? Sei ducatisti su 8 hanno vinto almeno un Gp". E 17 gare su 20, altrettante pole, il titolo costruttori festeggiato con anticipo imbarazzante. Si può fare meglio? "Sembra impossibile. Ma ci proviamo. I nostri avversari hanno chiesto di cambiare le regole dal prossimo anno, altrimenti per loro siamo troppo forti. Lorganizzatore li ha accontentati. Nessun problema, anzi: per noi è la migliore delle campagne di marketing". Il rischio è trasformare il motomondiale in un monomarca Ducati. "È appena successo, ma non vi siete goduto lo spettacolo di Bagnaia e Martin? Alla vigilia dellultima corsa erano separati da 14 lunghezze. In F1, Verstappen ha vinto con più del doppio dei punti del secondo. Provate a immaginare se le Red Bull fossero 8, e i loro piloti che si sfidano alla pari". Tra Pecco e Marquez chi tifa? "Scelgo Pecco: è italiano, corre nella squadra ufficiale e con lui cè una particolare empatia. Però Marc è un campionissimo, se sarà così bravo da meritarsi il titolo saremo contenti. Di sicuro lotterà fino allultimo per il Mondiale". Come fa a esserne tanto sicuro? "Abbiamo fatto simulazioni quasi scientifiche, confrontando il suo rendimento con quello del fratello Alex, che ha corso nella sua squadra attuale. Ma non dirò i risultati neppure sotto tortura", assicura il Ceo della Ducati. Non guadagnerà 20 milioni a stagione come con la Honda. Ma il Cannibale per un anno prenderà comunque una fortuna. "Dovete chiedere a Nadia Padovani, titolare del team Gresini. Noi non mettiamo un centesimo. Paura che si impadronisca dei nostri segreti? Tecnologicamente, un pilota può comprendere il 10% della moto: e comunque, tradurre il tutto su di unaltra è impossibile". Altro che Pecco, o Marquez: il vero fuoriclasse è Gigi DallIgna, ingegnere e dg di Ducati Corse. "Nel suo settore è una star. Siamo molto allineati: spero resti per sempre con noi, ma non escludo che un giorno Honda possa fargli una mega offerta. Però neppure Gigi conosce tutti i segreti della formula magica Ducati: ce ne sono alcuni ben inchiodati al pavimento di Borgo Panigale". Avete prodotto 61.562 moto per il mercato del 2022, contro i 15 milioni e passa di motori Honda. Come fate a vincere il confronto coi giapponesi? "Hanno cambiato molto nella gestione dello sviluppo, diverse persone importanti non ci sono più e cè difficoltà a rimpiazzarle con talenti giovani perché in Giappone il motociclismo deve ritrovare la sua dimensione: forse si sono un po distratti, concentrandosi su nuove tecnologie come software e droni", dice ancora Domenicali. Qualcuno sostiene che in Ferrari dovrebbero ispirarsi a voi. "Il nostro ciclo parte da lontano, i 'cugini' rossi hanno appena cambiato: strutture molto complesse, ci vuole tempo per coordinarle e capire chi vale la pena mettere anche per poco in panchina. Nel prodotto di serie continuano a fare cose incredibili, macinano un record dietro laltro: basta vedere la bellezza delle Gran Turismo". Ducati, galassia Audi. "A Valencia con la maglietta rossa cera anche Jürgen Rittersberger, direttore finanziario di Audi e presidente del nostro cda: un superducatista. Ho ricevuto messaggi di congratulazioni da parte dei membri delle famiglie di controllo: orgogliosi di avere nel loro gruppo unazienda capace di distinguersi. Condividiamo il piano strategico, rimanendo molto italiani: non vogliono unazienda misurata sui volumi, non ci chiedono numeri ma prestigio, qualità. Identità. Lobiettivo è fare di Ducati lazienda delle due ruote più attraente del mondo. Direi che siamo sulla buona strada. Ed è solo linizio", conclude Domenicali.