Milano, 25 ott. (Adnkronos) - "Qua è Milano! Non ci sta Sicilia, non ci sta Roma, non ci sta Napoli, le cose giuste qua si fanno!". Le parole di Emanuele Gregorini, detto 'Dollarino' tra gli indagati per il quale la Dda di Milano aveva chiesto l'arresto nell'inchiesta sulla presunta esistenza di un patto tra le tre mafie in Lombardia, restituiscono per la pubblica accusa "la dimostrazione dell'esistenza del sistema mafioso lombardo". Nel provvedimento si sottolinea come la 'confederazione' è attiva su più fronti, in particolare "nell'aggressione ai fondi del Pnrr, tanto che anche Gregorini è consapevole che l'"'Ecobonus' sia l'affare più importante per portare introiti alle casse del gruppo mafioso" e intercettato svela "Siamo qua per un obiettivo! Per l'ecobonus, per le macchine". La struttura "confederativa orizzontale" rappresenta, secondo limpostazione accusatoria, un'innovazione nelle acquisizioni investigative nel settore della criminalità organizzata operante in Lombardia. Se finora si erano registrate collaborazioni estemporanee e più o meno durature tra le associazioni mafiose tradizionali, talvolta antagoniste nella spartizione del territorio e dei mercati illegali, l'indagine 'Hydra' tenta di mettere in luce il presunto accordo tra le diverse componenti (Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra): "un sistema di cointeressenze multi strutturate composto da gruppi tra loro disomogenei, ma associati attraverso lapporto comune di capitali, la predisposizione di mezzi, la messa a disposizione di risorse umane ed economiche". Ma anche con la condivisione - attraverso manovre finanziarie comprensive di plurime cessioni di falsi crediti di imposta e false fatturazioni tramite società con sede in Gran Bretagna (Londra) e Usa (Delaware) - dei proventi illeciti derivanti dalla commissione di una serie di reati (armi, stupefacenti, estorsioni). L'associazione mafiosa, secondo la Dda di Milano - che si è vista respingere 143 richieste di arresto dal gip Tommaso Perna -, avrebbe acquisito direttamente e indirettamente la gestione o controllo di attività economiche, in particolare, nel settore logistico, nel settore edilizio, nel settore sanitario (con particolare riferimento alle forniture legate allemergenza Covid, alle procedure di sanificazione, al servizio ambulanza per trasporto dializzati), nel settore delle piattaforme e-commerce, della ristorazione, del noleggio auto, della gestione di parcheggi aeroportuali, del settore petrolchimico (importazione di gasolio) e dei materiali ferrosi. Lattività di indagine ha consentito secondo i carabinieri che hanno eseguito gli arresti, "lemersione, da parte della associazione mafiosa, del controllo del territorio mediante interventi per la risoluzione di controversie scaturenti da affari illeciti o leciti, di contatti con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale, bancario, in modo da attenerne favori, notizie riservate, erogazione di finanziamenti, del condizionamento, in talune circostanze, del libero esercizio del voto, di una costante infiltrazione nel tessuto economico e sociale". Il tutto con più obiettivi finali, ossia "alterare e condizionare il libero mercato per la massimizzazione dei profitti dellassociazione, dellacquisizione di appalti pubblici e privati, anche attraverso lattivazione di canali istituzionali opportunamente e preventivamente compulsati, il reinvestimento di proventi illeciti provenienti dalla commissione di reati in attività economiche lecite, al fine di occultarne la provenienza delittuosa, attraverso un complesso sistema di società intestate a prestanome", in particolare usando oltre 54 società che a diverso titolo e con diverse modalità sarebbero risultate a disposizione del gruppo. La Direzione Distrettuale Antimafia di Milano ha già proposto appello al Riesame contro la decisione del gip di negare gli arresti.