Milano, 26 mag. (Adnkronos) - Il racconto della vittima da un lato e quella dei quattro agenti della polizia locale dall'altro. E' sulle parti discordanti sulla vicenda che ha come vittima una donna transgender - colpita con calci e un manganello in via Sarfatti a Milano giovedì 24 maggio - che la procura punta a far luce attraverso le decine di telecamere che corrono parallele al percorso in auto fatto dagli agenti con la 41enne di origine brasiliana, da via Giacosa fino in zona Bocconi. Nel primo intervento tra le panchine a pochi passi dal parco Trotter, Bruna viene descritta come una persona molesta, che si morde la mano facendola sanguinare, quindi che sputa sangue minacciando di infettare i presenti. Bloccarla e metterla nell'auto di servizio non è semplice, ma è lungo il tragitto che le versioni si discostano e stabilire tutte le fasi è per la procura cruciale per poter poi valutare pienamente quanto filmato in via Sarfatti. Per i 'ghisa' la 41enne avrebbe tentato di autolesionarsi, poi avrebbe dato testate violente ai finestrini della macchina e alla paratia di sicurezza centrale, iniziando a sanguinare dalla fronte. Tra via Castelbarco e via Sarfatti, secondo la versione delle divise, avrebbe simulato un malore, quindi - è questo il motivo dello stop a pochi metri dagli uffici di via Custodi dove l'auto era destinata - avrebbe tentato la fuga colpendo un agente. Il resto è impresso nei fotogrammi dei video, diversi, ripresi dagli studenti presenti che mostrano calci, spray al peperoncino e un manganello contro la 41enne. Il racconto della vittima diverge: ammette la sua agitazione, le testate in auto, gli insulti, ma esclude di aver finto un malore e si descrive come vittima prescelta. La procura attende una relazione dettagliata su quelle immagini per attribuire ai singoli eventuali responsabilità nella vicenda e procedere con l'eventuale iscrizioni per lesioni personali. Bruna si sarebbe rivolta a un avvocato e sarebbe pronta a sporgere denuncia.