Roma, 8 apr. (Adnkronos) - La Corte costituzionale (sentenza n. 55 del 2024) ha ritenuto fondata la questione di legittimità costituzionale dellart. 18, comma 12, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria), convertito, con modificazioni, nella legge 15 luglio 2011, n. 111, nella parte in cui non prevede che gli ingegneri ed architetti non iscritti alla cosiddetta Inarcassa, per essere contemporaneamente iscritti presso altra gestione previdenziale obbligatoria, ai sensi dellart. 21 della legge 3 gennaio 1981, n. 6 (Norme in materia di previdenza per gli ingegneri e gli architetti), tenuti allobbligo di iscrizione alla Gestione separata costituita presso lIstituto nazionale della previdenza sociale (INPS), sono esonerati dal pagamento, in favore dellente previdenziale, delle sanzioni civili per lomessa iscrizione con riguardo al periodo anteriore alla sua entrata in vigore. Quanto al sistema di previdenza degli ingegneri ed architetti, ferma la legittimità costituzionale del precetto normativo unitario risultante dalla saldatura tra la disposizione interpretata, di cui allart. 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995, e la disposizione interpretativa, di cui allart. 18, comma 12, del d.l. n. 98 del 2011, come convertito, che, nellesegesi consolidatasi nella giurisprudenza di legittimità, ha sancito lobbligo di iscrizione alla Gestione separata INPS per gli ingegneri ed architetti iscritti ad altre forme di previdenza obbligatorie, che non possono iscriversi alla Cassa di categoria (Inarcassa), alla quale versano esclusivamente un contributo integrativo di carattere solidaristico in quanto iscritti ad albi cui non segue la costituzione di alcuna posizione previdenziale a loro beneficio (su cui sentenza n. 238 del 2022), la Corte è stata chiamata ad esaminare il tema delle sanzioni civili per la mancata iscrizione nel periodo precedente lentrata in vigore della suddetta norma. In continuità con quanto deciso nella sentenza n. 104 del 2022 per la categoria forense, la Corte ha ribadito che laffidamento dellingegnere o architetto iscritto ad altra forma di previdenza obbligatoria riposto, prima dellentrata in vigore della disposizione di interpretazione autentica oggetto di censura, nella certezza delle situazioni giuridiche inerenti alla sua posizione previdenziale, quali risultanti dagli orientamenti giurisprudenziali formatisi, sulla delimitazione dellambito applicativo della norma interpretata, anteriormente allentrata in vigore della disposizione interpretativa, "avrebbe dovuto essere oggetto di specifica e generalizzata tutela ex lege per adeguare la disposizione interpretativa al canone di ragionevolezza, deducibile dal principio di eguaglianza (art. 3, primo comma, Cost.). Nellesercizio della legittima funzione di interpretazione autentica, il legislatore era sì libero di scegliere, tra le plausibili varianti di senso della disposizione interpretata, anche quella disattesa dalla giurisprudenza di legittimità dellepoca; ma avrebbe dovuto farsi carico, al contempo, di tutelare laffidamento che ormai era maturato in costanza di tale giurisprudenza".