Roma, 30 nov. (Adnkronos) - "Un rapporto speciale", caratterizzato da "grande sintonia ed amicizia", coltivato fino alla fase finale della vita, tanto "che ero riuscito a leggergli alcuni brani del suo ultimo libro sulla leadership". Giulio Napolitano ricorda così all'Adnkronos il rapporto tra suo padre Giorgio, Presidente della Repubblica italiana, ed Henry Kissinger, che lo definì "il mio comunista preferito". Eppure nel 1975 l'allora Segretario di Stato statunitense espresse parere negativo al rilascio del visto di ingresso al dirigente comunista italiano. "Poi -ricorda Giulio Napolitano- con l'elezione di Carter si rese finalmente possibile il rilascio di quel visto e negli anni a seguire ebbero la possibilità di incontrarsi e di conoscersi personalmente. In particolare fu nel corso degli anni Ottanta che si sviluppò questo rapporto, tramite Fabiano Fabiani e Finmeccanica, di cui Kissinger era consulente strategico, tramite l'avvocato Agnelli, grazie agli incontri dello studio Ambrosetti". "Ne nacque un rapporto di rispetto e considerazione che divenne poi sempre più intenso con l'assunzione da parte di mio padre di incarichi istituzionali e di approfondimento delle relazioni internazionali". Poche settimane dopo l'elezione alla Presidenza della Repubblica, Giorgio Napolitano incontrò Kissinger a Berlino in occasione della finale dei Campionati mondiali di calcio vinta dall'Italia sulla Francia. "E pensare che per alcuni anni mi sono adoperato per tenervi fuori dagli Stati Uniti. Sono contento della tua elezione, veramente è il culmine di una vita passata in politica", gli disse scherzosamente l'ex Segretario di Stato, come raccontato dallo stesso Presidente in un colloquio con 'La Repubblica'. "A un cero punto, prima che divenisse Presidente della Repubblica, Kissinger -conferma Giulio Napolitano- ebbe occasione di dire a mio padre: ecco qui my favorite communist, il mio comunista preferito. E una volta eletto al Quirinale Kissinger fu spesso ricevuto per scambi di opinione sulla politica internazionale e hanno sempre condiviso l'idea di un equilibrio internazionale multipolare basato sul riconoscimento e sul rispetto reciproco tra le maggiori potenze". "Scattò una grande sintonia e amicizia di cui Kissinger volle dare poi atto pubblicamente e formalmente con l'attribuzione a mio padre del premio Kissinger a Berlino nel 2015 quando mio padre aveva lasciato il Quirinale". "Ero presente a quella bellissima cerimonia e ricordo che nel discorso dedicato a mio padre sulle motivazioni del premio, Kissinger volle ricordare 'il duraturo contributo' dato da mio padre 'al rafforzamento della democrazia e delle relazioni transatlantiche' e lodò 'il suo risolutivo intervento durante la crisi finanziaria del 2011 proprio a difesa delle istituzioni democratiche, che sarebbero state duramente scosse in caso di attacco speculativo ai risparmi degli italiani'". "Mio padre -conclude con un ulteriore ricordo di carattere personale Giulio Napolitano- ha letto e studiato con grande attenzione tutti i libri di Kissinger ed ero riuscito a leggergli alcuni brani del suo ultimo libro sulla leadership, con il ricordo di grandi personaggi e mio padre aveva apprezzato e gustato quelle pagine che avevo avuto modo di leggergli".