Roma, 5 dic. (Adnkronos) - "La scorsa settimana si è aperta l'assemblea dei soci di Acciaierie d'Italia, la società che gestisce una parte importante degli stabilimenti ex Ilva. Una società a capitale a maggioranza privata, gli indiani di Arcelor Mittal, con il pubblico in minoranza. Questa assemblea non si è chiusa. A fronte di una disponibilità della parte pubblica di mettere ulteriori risorse pro quota per rilanciare l'azienda e per intervenire sull'ambientalizzazione, la parte indiana si è riservata di non procedere e si è presa del tempo". Lo dice il deputato Pd ed ex Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in un video pubblicato sui suoi social. "Questa cosa dimostra un fatto ovvero che gli indiani con molta probabilità non hanno intenzione di andare avanti in un progetto di rilancio di Acciaierie d'Italia. Bisognava aspettare così tanto per capirlo? Questa è la domanda fondamentale perché questo Governo aveva sul tavolo, nel momento in cui si è insediato, quasi un miliardo di euro che serviva a dare nuove risorse ad Acciaierie d'Italia, che poteva servire a verificare l'effettiva volontà degli indiani. Questo miliardo è stato messo sul tavolo in verità solo per pagare le bollette. Queste risorse potevano servire anche per aumentare la presenza pubblica nel capitale e quindi riprendere in mano il timone dell'azienda. Invece sono state date sostanzialmente come un assegno in bianco". "Mentre avveniva tutto questo abbiamo saputo che c'era un protocollo in fase di firma con il Ministro Fitto che avrebbe dovuto spostare ulteriori risorse del Pnrr - aggiunge Orlando - verso la multinazionale indiana e verso l'ex Ilva. Ora il punto fondamentale è questo: gli indiani vogliono effettivamente rilanciare l'azienda? Tutti i segnali vanno in un'altra direzione. Lo Stato può continuare a stare a guardare senza riprendersi in mano il controllo e consentendo che questa azienda venga progressivamente spenta? Noi pensiamo di no e lo avevamo detto nel momento in cui le risorse di cui abbiamo parlato, e che sono state già trasferite, furono date nel modo in cui abbiamo detto". "Un'altra domanda -aggiunge Orlando- che dobbiamo farci è se gli indiani abbiano mai davvero voluto investire per rilanciare l'ex Ilva. Questa domanda è importante perché nelle scorse giornate il senatore Calenda ha posto un tema, cioè il fatto che la cancellazione di alcune norme che garantivano l'intervento senza responsabilità di carattere penale all'azienda che era chiamata a svolgere questo ruolo, sarebbe stato il presupposto del progressivo disimpegno degli indiani. È vero? Alla luce dei fatti si e' trattato più di un alibi". "Perché anche quando quelle norme sono state ripristinate, anche quando sono state date risorse - ricorda l'ex ministro dem - quando lo Stato ha spinto nella direzione del rilancio, questo è avvenuto con il Governo Draghi sicuramente, gli indiani hanno dimostrato di non volere andare avanti e hanno deconsolidato Acciaierie d'Italia dal gruppo, non consentendole di accedere ai percorsi di credito cui accedeva il gruppo, mettendola quindi in difficoltà dal punto di vista finanziario. Hanno mantenuto una amministratrice delegata che ha aperto un conflitto con il sindacato e con il territorio. L'impressione che via via è diventata sempre più evidente è che questa grande multinazionale abbia voluto comprare l'ex Ilva prevalentemente per comprare una quota di mercato e senza chiuderla da un giorno all'altro, portarla progressivamente allo spegnimento". "Ora tutto questo deve essere impedito perché l'Italia non può restare senza l'acciaio - sottolinea l'esponente dem - perche' non possiamo consentire che un grande asset strategico come questo sia cancellato, perché non possiamo diventare dipendenti, e mi rivolgo alla Presidente Meloni, da altri paesi per la produzione dell'acciaio, perché non possiamo consentire che con risorse pubbliche si faccia una grande speculazione sulle spalle dei contribuenti e dei lavoratori italiani. Questo è il punto per il quale bisogna chiedere una ripresa di un ruolo pubblico, una ripresa del ruolo di Invitalia, e bisogna chiedere subito, immediatamente, che si proceda con un piano serio di rilancio e una governance ed un assetto che vada nella direzione che da tempo viene indicata - conclude Orlando - ma che non è stata realizzata dall'attuale rapporto tra pubblico e privato e che evidentemente il privato non voleva realizzare".