Bologna, 13 apr. (Adnkronos Salute) - "Limpostazione dellalimentazione, durante e dopo la chemioterapia, come anche lattività fisica, devono essere concordate con gli esperti. La malnutrizione nel cancro non è solo un problema di tumori solidi, ma anche delle patologie del sangue: il 34% di pazienti oncoematologici è malnutrito, cosa che impatta sulle cure e sulla mortalità. Lo ha detto Francesco Passamonti, professore ordinario di Ematologia allUniversità dell'Insubria di Varese e Direttore dellUoc di Ematologia presso lOspedale di Circolo Asst Sette Laghi di Varese, intervenendo oggi a Bologna, al secondo evento nazionale 'Sie incontra i pazienti', organizzato dalla Società italiana di ematologia. La malnutrizione "si evidenzia nel calo del peso misurato in base allindice di massa corporea (Bmi) - afferma Passamonti -. Il paziente con tumore al colon che ha un calo del 7% del Bmi vive di meno, in una patologia dove la possibilità di guarire è molto alta. Laltro elemento da considerare - aggiunge - è la sarcopenia, una calo di massa, forza e funzione della muscolatura, dovuta fisiologicamente allinvecchiamento, specie negli over 70, e interessa il 56% dei pazienti con patologie oncoemaotlogiche, per i quali limpatto sulla mortalità è negativo e significativo. Lalimentazione ha un ruolo importante. Un lavoro nel Bmj - ricorda lematologo - mostra, nellambito del tumore mammario, che laderenza a diete di alto valore riduce il rischio di mortalità. Questo potrebbe essere utile anche nelle altre neoplasie. La dieta americana basata sulla carne rossa sarebbe da evitare in chi ha patologia oncologica. Nei linfomi non cè chiarezza sugli alimenti che possano fare male o bene, ma i vantaggi si vedono nellutilizzo di frutta, in particolare di agrumi. Sullattenzione necessaria per evitare la sarcopenia, le Linee guida Espen (Società europea di nutrizione artificiale e metabolismo) - sottolinea Passamonti - hanno messo a punto un sistema per valutare lo stato nutrizionale da effettuare prima dellinizio della chemioterapia per impostare eventuali interventi dietetici. E suggerimento assoluto lassunzione di almeno 1 grammo di proteine al giorno - meglio 1,8 - anche di quelle di origine vegetale, di uova o latte. Lapporto proteico è importante, inoltre, nelle neoplasia gastrointestinale, secondo uno studio, con 1,4 grammi giornalieri, si riduce la mortalità rispetto a chi ne assume meno. Il supporto di integratori, minerali e vitamine, nei pazienti oncoematologici è suggerito solo se vi è necessità - ricorda lematologo - Una metanalisi di 40 studi mostra che non vi è un vantaggio nelle cure dei tumori con supplementazioni di vitamina D o E nel paziente non carente". Forte la raccomandazione a non usare diete senza evidenza scientifica. "La dieta chetogenica che va molto di moda - avverte Passamonti - non è provato che sia utile come, del resto, quella del digiuno intermittente: non cè evidenza di efficacia. Sullesercizio fisico è estremamente raccomandata lattività allaria aperta o con lelastico per aumentare la resistenza muscolare. A proposito di farmaconutrienti, in chi fa la chemioterapia sono spesso raccomandati gli aminoacidi a catena ramificata, siero del latte, le proteine di soia, pollo pesce, fagioli, riso integrale - elenca lematologo - non cè evidenza certa della loro utilità nei pazienti con chemioterapia ad alto rischio di perdita di peso. Sono invece raccomandati - continua - gli acidi grassi a catena lunga, presenti anche in salmone, aringa e trota oppure nellolio di pesce, ma bisogna fare attenzione alla tossicità gastrointestinale dei farmaci che si assumono, per questo è necessaria una valutazione con il nutrizionista". Infine, "i pazienti sopravvissuti al tumore devono fare una attività fisica costante per mantenere il Bmi tra 18.5 e 25, con dieta ricca di frutta e vegetali, ma scarsa di grassi saturi come quelli del burro, fritti e croissant. Non solo la sarcopenia - conclude Passamonti - anche lobesità riduce la sopravvivenza.