Roma, 19 ago. (Adnkronos) - "Da militare e generale, anche se io sono generale dei carabinieri in aspettativa, conosco bene il meccanismo delle forze armate. E so benissimo, come lo sa chiunque di noi, che esistono delle regole militari da rispettare che non sono flessibili, anzi sono rigide". Commenta così all'Adnkronos Sergio Costa, deputato del Movimento 5 stelle e vicepresidente della Camera, già ministro dell'Ambiente e generale dei carabinieri, il caso di Roberto Vannacci, allontanato dal suo ruolo di capo dell'Istituto geografico militare di Firenze dopo la pubblicazione del suo libro. "Non si può ragionare sul fatto che non sapesse cosa faceva, ed è il primo tema - prosegue l'esponente dei pentastellati -. Il secondo tema è che lui ha scritto un libro senza essere autorizzato", qualsiasi espressione pubblica, infatti, spiega, "deve essere autorizzata da chi sta più in alto di lui, chi è più in alto nella scala gerarchica". Non solo, però, perché "quando si giura fedeltà allo Stato e alla Repubblica, i valori costituzionali sono il riferimento perché sono esplorati nel regolamento militare, e lui con quelle parole ha violato anche la Costituzione non ponendosi come 'silenzioso servitore' dei cittadini e dello Stato con valutazioni personaliste", dice ancora Costa. E quindi, sottolinea, "sicuramente partiranno delle sanzioni disciplinari, ma, appunto, non è nulla di casuale, ma fatto con un'idea precisa, anche perché non stiamo parlando di un agente semplice, di un brigadiere, ma di un uomo che ha comandato migliaia di persone anche in scenari di guerra, un uomo che si sa assumere le proprie responsabilità e che ha delle qualità personali per aver assunto i galloni di generale, ecco, se lui ha scritto un libro, non rilasciato delle dichiarazioni, vuol dire che ha elaborato un pensiero, lo ha scritto, lo ha autoprodotto, e ci credeva fino in fondo". Insomma, per l'ex ministro, Vannacci "voleva dire quelle cose, non rispettando il giuramento che ha fatto, ed è la cosa più grave che ha commesso, al di là di come la si pensi e io non la penso come lui". "Lui vuole aspirare ad altro, probabilmente ad avere un ruolo politico, anche perché a 55 anni essendo generale ed essendo abituato a scenari di guerra, quelle cose non le dici. Lui ha preso una posizione personale e dal punto di vista della cosa pubblica ha assunto un'identità. Il 'silenzioso servitore dello Stato' intendeva avere un'identità diversa da quella militare che potrebbe significare anche uscire dalle forze armate", conclude il vicepresidente dell'aula di Montecitorio.