Roma, 21 lug. (Adnkronos) - "Il 21 luglio di ottanta anni fa, in queste ore, un gruppo di studiosi cattolici approvava a Camaldoli lomonimo 'codice', una linea direttiva in campo sociale ed economico che poi animerà le 'idee ricostruttive della Democrazia cristiana'. Potremmo dire che oggi la Democrazia cristiana compirebbe ottanta anni, o li compie, se diamo credito alla tesi di quanti ritengono che essa non sia mai stata sciolta, tesi a cui linserto settimanale della 'Repubblica' dedica proprio oggi un ampio servizio. Questa ricorrenza fin qui é stata totalmente ignorata persino dai molti che rivendicano leredità della Dc. Essa del resto è convenzionale: essendo nata in clandestinità, durante il regime fascista, la Dc ha più momenti iniziali, ed è dunque difficile individuare lesatta data di nascita". Inizia così in una lunga nota Gianfranco Rotondi, deputato di Fratelli d'Italia e fondatore della Democrazia cristiana per le Autonomie. "Convenendo sulla validità approssimativa di questo ottantennale - continua il senatore -, speriamo che le istituzioni riservino a esso la stessa evidenza o almeno linchino che è stato riservato al centenario comunista, senza attardarci sulla facile comparazione tra il partito che ci ha assicurato la libertà e quello che programmava di togliercela di nuovo". "In attesa di programmi istituzionali, del compleanno democristiano si sono ricordati due valorosi giornalisti, uno dei quali anche protagonista politico di primissimo piano: Antonio Tajani e Antonio Socci", precisa Rotondi che poi aggiunge che il vicepremier e ministro degli Esteri "è uno dei politici italiani più apprezzati allestero, per il suo percorso istituzionale di insolito rigore, tutto centrato sullesperienza europea, nota inusuale nella provincialissima politica italiana. Oggi Tajani é il nostro ministro degli Esteri, nonché il successore di Silvio Berlusconi alla guida di Forza Italia: é 'uno dei cinque uomini che contano in Italia', per usare una formula coniata da un settimanale dei tempi in cui Antonio Tajani faceva il cronista del 'Giornale'". "Questa premessa serve a sottolineare - spiega ancora il parlamentare - limportanza della intervista in cui Tajani dichiara di voler onorare lanniversario della Dc, con il proposito di costruire Forza Italia sul modello della Democrazia cristiana, partito cardine del sistema politico italiano nel dopoguerra. Le parole di Tajani sono significative per due ragioni: anzitutto perché vengono da un politico esperto e prudente, e dunque consacrano il superamento del pregiudizio anti democristiano da cui è nata la seconda Repubblica; in secondo luogo perché giungono allindomani della morte del Cavaliere, che sostituì la Dc con la sua Forza Italia quale partito di riferimento dei moderati italiani. È come se Tajani elaborasse il lutto per la morte di Berlusconi con la consapevolezza che è impossibile ripartire dallinimitabile presidente, piuttosto é più naturale tornare alla pagina precedente, nel cui solco Forza Italia in fondo si è sviluppata, reclutando ceto politico democristiano, aderendo al Ppe, rafforzando la sua ispirazione cristiana. Tajani si candida a rifare la Dc, per farla breve, anche senza lo scudo crociato che rimane ormai materia per colorite dispute tra improbabili, presunti eredi". Rotondi puntualizza che "naturalmente mi farebbe piacere aiutare Tajani nel meritevole proposito, e a tal fine non mi viene di meglio che suggerirgli la lettura di un articolo pubblicato su 'Libero' dal serissimo Antonio Socci". (Adnkronos) - "Anche Socci sottolinea lanniversario democristiano, e constata il vuoto lasciato da questo grande partito che univa gli italiani in un partito della nazione mai replicato da nessuno, nemmeno da Berlusconi che pure provò a realizzarlo nel Pdl, e spese le sue ultime interviste per invocare un ipotetico partito unico del centrodestra - prosegue -. Non a caso Berlusconi reclutava nel progetto tutto il centrodestra italiano, e non solo Forza Italia, di cui egli era fondatore e presidente. Tutto il centrodestra italiano raccoglie i consensi dellintera Dc dei giorni migliori, quando, appunto, essa incarnava lo spirito del partito della nazione evocato da Antonio Socci". "I tentativi di ricostruzione della Dc sono falliti tutti per mancanza del presupposto principale: i numeri, che debbono essere di massa, come quelli della balena bianca, che il suo maggiore storico Giovagnoli ama definire 'il partito italiano'", che dice "non deve avere numeri da cespuglio, ma da foresta. Il partito della nazione deve essere una forza di massa a vocazione maggioritaria: quindi non è questione di riunire i cespugli democristiani, o allargare Forza Italia, o contentarsi della mistica della destra che ha conquistato il governo". "Un democristiano eminente ma poco celebrato, Adolfo Sarti, amava ripetere che 'per un democristiano non cè gusto a far politica in qualcosa che prenda meno del quaranta per cento'. Già, il quaranta per cento, una suggestione apparsa tre volte nella seconda Repubblica, e sempre nelle consultazioni europee: Berlusconi ottenne col suo Popolo delle libertà quasi il quaranta per cento nelle elezioni europee del 2009, Renzi col Pd nel 2014, e Salvini cinque anni dopo portò la Lega quasi a quella quota", ricorda Rotondi. "Tutte e tre i successi sono rapidamente evaporati, forse perché nessuno dei tre esperimenti aveva la forza strutturale della Dc. Non si trattava di partiti, ma di liste volte a tesaurizzare il momentaneo successo del governo del tempo. I governi passano, il partito resta, questa era laurea regola democristiana. Ecco perché ha ragione Socci: serve un partito della nazione che unisca gli italiani e stabilizzi il sistema politico. Servono numeri alti, programmi di lungo termine, radicamento sulla roccia delle strutture e non sulla sabbia dei picchi dopinione". E poi la sentenza: "Oggi il partito della nazione può nascere solo intorno a Giorgia Meloni. Non a caso si parla di lei come della nuova Merkel. Non le manca lautorevolezza della premier tedesca. Le manca la Cdu, ed è un problema. Giorgia è stata bravissima a vincere ed è brava a governare. Ma la sua scommessa audace e vincente deve generare una offerta politica allaltezza di un Paese umiliato da trentanni di transizione infinita", chiarisce. "Lidea di Socci è la risposta allaspirazione neo democristiana di Tajani. Ora si tratta di vedere se la classe dirigente della terza Repubblica avrà la capacità che è mancata nella seconda: unirsi per assicurare al Paese uno strumento di partecipazione politica che lo rappresenti a lungo e compiutamente", conclude Rotondi.