Santiago del Cile, 5 lug. (Adnkronos) - "Le forze politiche dellItalia democratica e le sue istituzioni, a partire da quell11 settembre del 1973, vissero fianco a fianco con il popolo cileno le sue sofferenze, non rinunciando ad atteggiamenti di sanzione diplomatica ma operando perché qui a Santiago lAmbasciata italiana fosse pienamente operativa divenendo, negli anni successivi al colpo di Stato, punto di riferimento per centinaia di perseguitati, offrendo loro rifugio e salvandone la vita. Voglio ricordare un telegramma del ministro degli Affari esteri italiano dellepoca, Aldo Moro, allambasciata in Cile -allora classificato segreto e datato 14 ottobre 1973- con cui si dava autorizzazione, contravvenendo alla prassi, di offrire asilo politico anche ai non connazionali". Lo ha ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una lectio magistralis all'Università del Cile a Santiago. "Per molti cileni, riferimenti della toponomastica santiaghina -come le vie Miguel Claro o Clemente Fabres- divennero -ha proseguito il Capo dello Stato- sinonimo di asilo, di protezione dalle torture e dalla repressione, di un cammino, doloroso ma di salvezza, verso lesilio. Mentre sul piano formale i legami tra il regime della Repubblica del Cile e la Repubblica italiana segnavano un punto di flessione, i rapporti umani si intensificavano giorno dopo giorno. La nostra stampa, il nostro Parlamento, i partiti politici e i sindacati, i movimenti della società civile, la Chiesa cattolica, seguirono con passione le notizie provenienti dal vostro Paese". "Furono molteplici le occasioni in cui gli italiani poterono ascoltare la voce di numerosi esuli -che sarebbero poi divenuti parte integrante della classe dirigente del Cile democratico- mentre intellettuali, notissimi gruppi musicali cileni, partecipavano a tenere viva limmagine di un Cile diverso dalla dittatura imperante. Oggi, presso lAmbasciata dItalia, ricorderemo le vittime della repressione con un sentito omaggio alla memoria di Lumi Videla, studentessa proprio di questa Università, barbaramente assassinata per ordine della dittatura e gettata, come se il suo corpo martoriato -ha concluso Mattarella- fosse un residuo di cui sbarazzarsi, oltre il recinto della nostra sede diplomatica".