Roma, 10 ott. (Adnkronos Salute) - "Abbiamo la necessità di accompagnare i nostri giovani studenti in una fase evolutiva e di consegnarli, ci auguriamo, ad una società pronta a prendersene cura". Lo ha detto Giuseppe Carrà, professore di Psichiatria delluniversità degli Studi di MilanoBicocca, a margine dellevento 'Socialized Minds, la salute mentale giovanile nellera dei social, organizzato da Janssen (J&J) e dalluniversità Milano-Bicocca e con il patrocinio del Comune di Milano, in occasione della giornata mondiale della salute mentale 2023. Lo psichiatra commenta i risultati dell'indagine condotta dalla Bicocca, in collaborazione luniversità britannica del Surrey, sulla popolazione giovanile, in particolare quella studentesca, dalla quale è emerso che "al di là di alcune differenze probabilmente dovute a caratteristiche culturali specifiche, lespressione della sofferenza mentale da parte dei giovani - afferma Carrà - è molto simile e le dimensioni che vengono lamentate sono soprattutto quelle di solitudine, di disconnessione sociale, di intensa ansia per sfociare nei pensieri depressivi di stampo autolesivo". "Penso che gli operatori della salute mentale - sottolinea lo psichiatra - abbiano il dovere, oltre che di curare i propri utenti, anche di occuparsi delle proprie comunità, intercettando le agenzie educative e i soggetti informali che nel territorio vivono accanto ai giovani e fornendo loro gli elementi di conoscenza per precocemente individuare gli elementi di sofferenza in termine di benessere mentale dei nostri giovani. Oratori, associazioni sportive, aggregazioni informali - dettaglia - sono  i luoghi dove dobbiamo andare a incontrare i nostri giovani per raccogliere una domanda di aiuto che forse non è ancora completamente espressa ma che dobbiamo essere in grado di cogliere.  Sicuramente questo che viviamo è un tempo particolare - riflette lo psichiatra -. Dopo la pandemia, i disturbi dansia e depressione hanno lasciato uno strascico pesante sulla nostra popolazione e in particolare sui giovani. Lepidemia che ci sta coinvolgendo ci fa porre delle domande, come ad esempio: sono le persone ad essere affaticate o è la nostra società che in questo tempo difficile rappresenta un fattore di rischio per la salute mentale? La risposta, come avviene per tutti i problemi complessi, non può essere semplice e probabilmente sono vere entrambe le circostanze. Ansia e depressione sono disturbi medici che però determinanti sociali di particolare significato possono profondamente condizionare. Abbiamo bisogno - conclude Carrà - di interventi clinici e sanitari ma anche di politiche sanitarie che vadano a rimuovere i determinanti sociali di questo insidioso e ormai prevalente malessere.