La sanità è un sistema complesso, che non va rottamato ma portato nel futuro. Con questo obiettivo inizia oggi la terza Conferenza Nazionale della professione medica e odontoiatrica al Palacongresso di Rimini. Organizzato dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri, la tre giorni prevede quattro workshop tematici, che analizzano la figura del medico, quella del paziente, l’organizzazione sanitaria italiana e la medicina come insieme complesso. «Ai tavoli interverranno anche professionisti esterni rispetto alla medicina: esponenti della pubblica amministrazione, avvocati e sociologi. L’obiettivo è quello di analizzare il ruolo del medico inteso non solo individualmente, ma come parte della società. Per capire dove siamo e dove vogliamo andare come professionisti», ha spiegato la dottoressa Roberta Chersevani, Presidente della Federazione degli Ordini.La sanità è ancora il fiore all’occhiello del nostro Paese?Ci sono luci e ombre. La nostra volontà di medici è che la sanità rimanga il cuore del welfare del Paese e in questi anni di crisi la nostra categoria si è impegnata, riuscendoci, a mantenere la sanità italiana tra le migliori del mondo. Però non ci nascondiamo i problemi. Quello dell’accesso alle cure, per esempio: i costi sono aumentati e per alcuni servizi è stato introdotto il pagamento di un ticket. Questo a portato a situazioni di malati che rinunciano ad essere curati in favore dei propri cari. E’ un fenomeno grave e serve la volontà politica di porvi un argine.Proviamo a tracciare una mappa della professione.L’Italia purtroppo è un puzzle fatto di tante tessere distaccate. Le realtà regionali sono molto diverse una dall’altra e spesso anche all’interno di un territorio omogeneo ci sono situazioni molto differenti. Questa frammentazione è uno dei problemi da affrontare ed è anche la causa delle grandi migrazioni di pazienti da una regione all’altra. Senza voler parlare di differenze tra nord e sud, bisogna rilevare come quella italiana sia situazione sia a macchia di leopardo.La sanità è tornata al centro del dibattito pubblico con il tema dei vaccini. Da medico, quale è la sua posizione?Il tema è serio e molto grave. In Italia si riscontra un calo nelle vaccinazioni e il fenomeno è preoccupante. Le persone che decidono di non vaccinarsi forse non ricordano le terribili patologie che i vaccini hanno debellato. Malattie quasi scomparse come la difterite sono tornate in aumento, soprattutto tra i bambini. Il calo dei vaccini, poi, mette in pericolo anche quella che noi chiamiamo “immunità di gregge”: più bambini vaccinati proteggono dalle malattie anche quelli che non possono esserlo. Abbassare il numero di vaccinati significa mettere in pericolo la salute di tutti, per questo è necessaria un’informazione chiara e rigorosa sul tema.La responsabilità medica ha notevolmente complicato l’esercizio della professione?Più che complicato lo ha reso meno sereno. Guardando i dati, c’è stato sì un incremento delle denunce, risolte però con un numero irrisorio di condannati. Eppure sono molti i colleghi che mi chiamano, preoccupati perchè non riescono a trovare un’assicurazione professionale ad un costo accessibile che li tuteli. Al vaglio del governo, però, c’è un disegno di legge - ancora però nel pieno dell’iter in commissione - che ha l’obiettivo di bilanciare meglio l’interesse del paziente e quello del medico.Fare il medico è una vocazione, spesso però i giovani vengono frustrati da un sistema universitario che non favorisce l’accesso.Purtroppo c’è del vero. Dopo la laurea si forma una sorta di imbuto, a causa della mancanza di posti nelle scuole di specialità. Così i nostri ragazzi si trovano bloccati tra guardie mediche e sostituzioni. Per questo stiamo lavorando con il Ministero per organizzare una programmazione più adeguata per quel che riguarda i numeri. E’ necessario, però, ripensare anche l’offerta formativa: dobbiamo puntare di più sulla formazione deontologica e su quella pratica. Spesso, infatti, i nostri ragazzi sono preparati nel campo del sapere, ma non del saper fare.Volendo anticipare un bilancio, quanto va ripensata la professione medica?Io non credo alla logica della rottamazione, il presente va trasformato passo per passo, per rendere il medico un professionista con tutti gli strumenti per affrontare le nuove sfide della contemporaneità. Questa Conferenza Nazionale e soprattutto i workshop tematici hanno proprio questo obiettivo: delineare il profilo del medico del futuro e iniziare a immaginare il suo percorso.