Senatore Parrini, lei ha detto che «le anticipazioni della Ministra Casellati sulla futura legge elettorale» confermano tutti i vostri «peggiori timori». In che senso?

La riforma costituzionale del governo è pericolosa di per sé, perché punta a trasformare il Parlamento in una propaggine del Premier e il Capo dello Stato in un taglianastri. La decisione di giocare a nascondino con la legge elettorale la rende ancor più inaccettabile, dato che il sistema con cui si elegge il Parlamento plasma la forma di governo di un Paese. Sull’argomento la Ministra Casellati ha rilasciato dichiarazioni preoccupanti. Ha parlato di un “Mattarellum con premio di maggioranza”, un mix perverso, la somma di tre elementi non sommabili: elezione diretta del premier (senza soglia del 50%, quindi a minoranza); effetto maggioritario dei collegi uninominali a un turno; effetto maggioritario di un premio nazionale illegittimo poiché non legato a una soglia. Dicono di voler imitare la forma di governo di comuni e regioni. Una castroneria: che c’entrano i consigli comunali e regionali col Parlamento? Le assemblee locali non sono organi costituzionali; non hanno potere di revisione costituzionale; non eleggono il Presidente della Repubblica e gli organi collegali di garanzia come la Corte Costituzionale e il Csm. Gli strateghi della destra si sono messi in trappola. Se vogliono rispettare la riforma costituzionale che hanno scritto, che parla di “garantire” in ogni caso la maggioranza al premier, devono fare una legge elettorale contraria alle sentenze della Consulta sui premi di maggioranza nazionali. Se fanno una legge elettorale legittima, tradiscono il testo che hanno scritto. Un pasticcio colossale.

Avete definito il nuovo sistema come «un sistema Frankenstein», perché?

Il dialogo è possibile solo se la maggioranza accetta di fare alla Camera quel che ha rifiutato per mesi di fare in Senato: sospendere l’esame della riforma costituzionale fino alla presentazione di una proposta organica di legge elettorale. I deputati Pd Fornaro e Bonafè hanno fatto bene a chiederlo con forza. È indispensabile sapere ex ante come gli elettori dovranno esprimere il voto, come si traducono i voti in seggi, quanto potere reale si dà ai cittadini nella selezione degli eletti.

Molti degli effetti che produrrà il combinato disposto tra legge elettorale e premierato dipenderanno dalla soglia per accedere al premio di maggioranza: su questo c’è la possibilità di scrivere insieme “le regole del gioco”?

Pesa la volontà del centrodestra di procedere a colpi di maggioranza. Dovevano partire non dai feticci ideologici (“o si elegge direttamente un capo o niente”), bensì dalla ricerca di un consenso ampio su alcuni obiettivi di fondo. Ad esempio il rafforzamento del Parlamento oggi schiacciato da decreti legge e voti di fiducia a raffica; il rafforzamento della stabilità dei governi e del potere di scelta degli elettori; il superamento delle storture del bicameralismo paritario. Finalità raggiungibili senza terremotare la forma di governo parlamentare, senza presidenzialismi atipici e sgangherati, senza scardinare gli equilibri costituzionali svilendo Capo dello Stato, Parlamento e organi collegiali di garanzia. Basterebbe ispirarsi al modello costituzionale della Germania, il Paese europeo coi governi più stabili. Fare cose utili e condivise sarebbe facile. Se non lo fanno è perché troppo forte, temo, è il desiderio di produrre a ogni costo una frattura ideologica rispetto alla Costituzione del 1948 combattuta dai progenitori dell'attuale partito di maggioranza relativa.

Anche in maggioranza c’è chi vorrebbe ulteriormente limarlo: pensa ci sia spazio per delle correzioni?

Le modifiche fin qui intervenute sono poche e di pura facciata. Le correzioni sono possibili solo se si archivia il metodo delle forzature di parte. La ministra Casellati si è detta aperta al dialogo ma contro ogni forma di ostruzionismo: continuerete a farlo? Contro un tentativo maldestro e pericoloso di stravolgere la Costituzione senza nessun reale ascolto delle opposizioni, utilizzare tutti gli strumenti previsti dai regolamenti è un dovere.

In questi giorni vediamo gli effetti in Europa dei diversi sistemi elettorali: qual è il più adatto al nostro paese?

Quello della Germania, il più adatto alla storia e alle caratteristiche del nostro Paese. I sistemi britannico e francese sono figli della storia dei loro Paesi d’origine. La loro trapiantabilità in Italia è pari a zero.

In Francia la sinistra si è unita: ritiene che anche in Italia le opposizioni dovrebbero unirsi contro la destra od occorre tenere fuori gli estremi per spostarsi invece verso il centro, come fatto da Starmer in Gb?

La destra italiana si batte solo con un’opposizione unita. Il Paese si governa solo dando alle alleanze una serie base programmatica. Servono le due cose insieme.

Il ministro Tajani, parlando della legge elettorale che accompagnerà il premierato, ha detto che quella in vigore per le Regioni è un’idea : è una proposta fattibile sulla quale ci può essere dialogo tra maggioranza e opposizione?

Ciò a cui allude Tajani non è nient’altro che la reincarnazione del Porcellum cassato dalla Consulta nel 2014: un maggioritario a turno unico, con voto di lista e premio di coalizione, senza soglia e senza collegi uninominali. Cosa diversissima dalla proposta Casellati. In comune hanno solo hanno l’odio per il ballottaggio e l’incostituzionalità, visto che entrambe possono far scattare premi nazionali eccessivi.

Ad aumentare la confusione ci si mette anche Fdi, che parla di Provincellum: il sistema con cui si elessero presidenti e consigli delle Province dal 1993 al 2013 è un maggioritario a doppio turno con premio, che usava i collegi uninominali non per tradurre i voti in seggi ma per individuare i candidati ai quali attribuire i seggi spettanti a ciascun partito. Un suo elemento- chiave era però la soglia del 50% per evitare il ballottaggio. Un meccanismo contro il quale la stessa Fdi, a cominciare da La Russa, ha più volte sparato bordate. Gatta ci cova.