Come lei stessa ricorda, il tema della insindacabilità non può essere sovrapposto perfettamente a quello dell’immunità parlamentare. Ma certo fra i due istituti ci sono diverse “contibuità”. Ecco perché la ministra cinquestelle per il Sud Barbara Lezzi, nel rivendicare il diritto a non veder sindacate le proprie opinioni, diritto appena riconosciuto dal giudice di pace di Bari, fa emergere una questione finora tenuto in disparte. In un comunicato, Lezzi spiega che «per ragioni di trasparenza, e al fine di non lasciare adito a dubbi» desidera «rendere noto che lo scorso 25 giugno il giudice di pace della sezione penale di Bari, che aveva in carico una denuncia rivolta nei miei confronti, ha deciso di accogliere la richiesta di insindacabilità, che avevo formulato attraverso i miei avvocati. Insindacabilità, che», tiene a dire la ministra, «è altra cosa rispetto all’immunità parlamentare». Ricorda che le è stata concessa in quanto «è stato riconosciuto che avevo espresso opinioni a carattere politico, e non riferite alla condotta privata del querelante, in occasione di una riunione a porte chiuse alla quale partecipavano attivisti e portavoce del Movimento 5 stelle». Lezzi precisa che «il giudice di Bari stesso ha deciso di non chiedere alle Camere l’autorizzazione a procedere con il giudizio nei miei confronti proprio perché le mie opinioni sono state espresse in un contesto politico e avevano valenza legata all’oggetto dell’incontro».