Sekine Traore aveva appena 27 anni ed è stato ucciso ieri a S. Ferdinando di Rosarno.Non è facile la vita nelle tendopoli allestite per gli immigrati. In inverno le piogge riducono l’accampamento in uno stagno e l’acqua penetra nelle tende e nelle ossa.L’estate il sole brucia e non da scampo.La giornata lavorativa è lunga, il cibo scadente, le condizioni igieniche disastrose. I soldi pochi, le angherie da sopportare molte e drammatiche. Una vita senza pace trascorsa tra il lavoro duro nei campi e le lunghe file di attesa per ottenere il permesso di soggiorno o per una visita medica in ospedale. Niente cinema, niente pizzeria, niente sesso, niente svaghi.Nessun assistente sociale.Le giornate sempre uguali e sempre cariche di tensione che in qualche circostanza sfociano all’esterno com’è successo in occasione della “rivolta di Rosarno”. Normalmente il nervosismo si scarica all’interno della tendopoli, producendo risse e momenti di quotidiana tensione a cui nessuno fa caso.I carabinieri hanno detto che ieri mattina Sekine Traore era “in evidente stato confusionale”.C’è da crederci! Non è difficile perdere la ragione tra i dannati di Rosarno.I profughi del Mali vivono da anni in un dramma senza fine. Scappano da una terra sconvolta dalla guerra ed oggi “pacificata” dalle truppe degli antichi colonizzatori francesi. Generalmente diffidano dagli uomini in divisa, soprattutto quando le divise sono indossate da europei. Oltre che per la guerra, fuggono dal loro Paese a causa della siccità, per la fame, per le malattie, per l’oppressione, per il deserto che avanza.La gente vive triturando il miglio nei mortai di pietra e portando le capre sino ai confini del deserto, dove i pascoli sono particolarmente avari.Sekine Traore Traore è partito da uno di questi villaggi del Mali attraversando il deserto e incontrando i negrieri libici abituati da tempo a speculare sulla miseria dei disperati della Terra.Ha attraversato Il Mediterraneo su una delle tante carrette del mare. Pensava di aver raggiunto l’Europa ma è finito in un ghetto di disperati.Non saprei dire se questi disgraziati che vivono nei campi, la notte hanno tempo per sognare.Non so se maledicono il giorno in cui hanno lasciato l’Africa. Non so se sognano la pace del deserto dinanzi ad umanità crudele ed insensibile che li respinge.Quello che sembra certo è che Ieri mattina il caldo nella tendopoli era insopportabile. Ciò che possiamo immaginare è che ad un certo punto il cervello di Sekine Traore ha ceduto.Avrebbe avuto bisogno di un medico, di un posto in ospedale, di un po’ di pace.Probabilmente le sue urla, il suo coltello, la sua rabbia, erano invocazioni per chiedere aiuto. Ha visto le divise e probabilmente è stato assalito dalla paura e della disperazione.Ha trovato una pistola puntata alla sua testa e che ha messo fine alla sua breve esistenza.Ovviamente non metto sotto accusa il carabiniere che ha sparato, vittima anche lui di questo dramma. So che vivrà per tutta la vita con un senso di colpa.Probabilmente in casi come questo, più che la pistola sarebbe stata necessaria una adeguata preparazione professionale adatta ad affrontare la disperazione che può diventare follia.Il bilancio è che un ragazzo che cercava la felicità, o almeno un po’ di serenità, ha trovato la morte nella sabbia sporca di una tendopoli.Siamo giustamente indignati per il giovane Giulio Regeni che i boia dei servizi segreti egiziani hanno torturato ed ucciso.Siamo stati indignati verso l’India che tratteneva i “nostri fucilieri”.Vi chiedo un po’ di indignazione anche per questa morte così assurda.