La nuova inchiesta
La Procura: nei dispositivi elementi utili a provare versamenti di denaro a inquirenti da Sempio o da terzi. Nuovo decreto dopo l’annullamento formale del Riesame
Serviranno «due mesi» per selezionare il materiale di interesse investigativo contenuto nei computer e negli smartphone dell’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti e dei carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto. Lo scrive la Procura di Brescia nel nuovo decreto di sequestro del materiale informatico, ritenuto necessario per verificare le ipotesi di corruzione e di versamenti di denaro agli inquirenti da parte di Andrea Sempio, della sua famiglia o di soggetti «terzi» ancora «non individuati».
Si tratta di 27 dispositivi tra pc, telefoni, chiavette USB, schede di memoria e hard disk, già sequestrati lo scorso 26 settembre e, nel caso di Venditti, anche l’8 ottobre.
Il Tribunale del Riesame di Brescia aveva disposto la restituzione del materiale con due ordinanze (17 e 23 ottobre), confermando il sequestro solo per alcune agende cartacee. Per la Procura bresciana si è trattato di un annullamento «per motivi formali e non di merito», come si legge nel nuovo provvedimento.
Il decreto chiarisce che per approfondire: le «modalità di svolgimento delle indagini» su Sempio nel 2016-17; i «rapporti» tra pm, polizia giudiziaria e la famiglia del 37enne o loro assistenti; i «canali di monetizzazione del denaro»; è necessaria un’«integrale copia forense» dei dispositivi almeno dal luglio 2014, quando Venditti diventava aggiunto a Pavia.
Gli inquirenti ritengono impossibile usare ricerche mirate: quantità dei soggetti coinvolti; rischio di perdere elementi come «immagini di atti», «soldi», «incontri» o «rapporti personali»; possibile uso di «linguaggio criptico o allusivo», con «nomignoli o abbreviazioni»
L’attività dovrà riguardare: e-mail, SMS, MMS e messaggi via app; file e bozze di atti investigativi; foto e metadati; dati di posizionamento e tracciamento; agende informatiche; «device notifications», notifiche visibili anche se i messaggi fossero stati cancellati. Un’eventualità considerata «tutt’altro che remota» vista la «eco mediatica» del caso Garlasco.
L’obiettivo della Procura è comprendere le motivazioni che nel 2017 portarono Venditti ad affidare lo sviluppo di un’indagine «così complessa» a una specifica sezione di polizia giudiziaria, mentre era ancora aperto l’appello bis del processo a Alberto Stasi.