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Nordio in Aula
Ieri è stata una giornata cruciale per la riforma della giustizia: ora la partita si sposta sul terreno del referendum confermativo, che sancirà il destino della cosiddetta riforma Nordio. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervistato da La Stampa, ha espresso una preoccupazione chiara: «Che il referendum non diventi a favore o contro il governo, il Parlamento, la maggioranza». Il Guardasigilli auspica che il confronto con la magistratura si svolga in modo «pacato, razionale e giuridico», evitando strumentalizzazioni politiche.
Nordio ha difeso senza esitazioni i punti chiave della riforma: la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, la nascita di due Consigli superiori della magistratura e l’istituzione di un’Alta corte con potere disciplinare. «La separazione delle carriere è nella natura del processo accusatorio», ha ribadito. «Esiste in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Australia, in tutti i Paesi di democrazia avanzata. Con il sistema attuale i pubblici ministeri danno un voto ai giudici. Se lo spieghi a un inglese ti guarda in maniera interrogativa, al punto che ti chiedi se ti sei espresso correttamente. Con la riforma questo non capiterà più». Il ministro ha anche ammonito la magistratura: se le toghe dovessero politicizzare il confronto, «un’eventuale nostra vittoria sarebbe un’umiliazione».
Greco (Cnf): «Pm rischiano di diventare super poliziotti»
Duro il commento di Francesco Greco, presidente del Consiglio Nazionale Forense, intervenuto a Radio Anch’io su Radio Rai1. «Il rischio sollevato dall’Anm è particolarmente preoccupante perché proviene dagli stessi magistrati. Temono che il corpo inquirente possa trasformarsi in una sorta di super poliziotto, con poteri eccessivi e potenzialmente fuori controllo. Un grande cortocircuito», ha affermato Greco.