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«A volte lo Stato deve saper trovare l’umiltà di ascoltare. E lo abbiamo fatto, non ho alcun imbarazzo nel riconoscerlo, con la legge professionale degli avvocati. Abbiamo ascoltato, recepito, controllato e trovato ineccepibile il testo che la professione forense ha sottoposto a noi, al governo, per ridisegnare il proprio futuro, e ancor di più il proprio presente». Sono parole di Andrea Delmastro. Il sottosegretario alla Giustizia di FdI interviene nel pomeriggio a Montecitorio, in una Sala stampa gremita non solo di giornalisti ma anche di esponenti di tutte le rappresentanze dell’avvocatura.
È al tavolo dei relatori, insieme con la responsabile Professioni di Fratelli d’Italia Marta Schifone e il presidente del Cnf Francesco Greco, per presentare la riforma della legge professionale. E ammette con notevole trasparenza: «Di solito si dice: questa legge è stata fortemente voluta dagli avvocati. Ecco, no, va detta così: questo è un disegno di legge che è stato fortemente scritto, dagli avvocati. E noi ci siamo, io per primo, arcignamente concentrati per scovare, nella proposta arrivata dai tavoli istituiti al Cnf, eventuali eccessi corporativi. Non ne ho visto uno. Ci sono sì modifiche ispirate a una legittima tutela degli interessi professionali, ma sempre contemperati con gli interessi e i diritti dei cittadini».
Così il governo, il guardasigilli Carlo Nordio e la maggioranza che li sostiene, il partito della premier innanzitutto – considerato che Delmastro è, in FdI, anche il responsabile Giustizia – adottano pienamente la nuova legge forense «elaborata da tutte le componenti dell’avvocatura», come tengono a ricordare Greco e Schifone ma anche il coordinatore di Ocf Mario Scialla. Esecutivo e partiti di governo si impegnano a portare il ddl delega all’approvazione del Parlamento «nei tempi più brevi possibili», come assicura la responsabile Professioni di FdI, «ci sentiamo di dirci ottimisti».
Adottare e accogliere quanto dall’avvocatura è stato elaborato e proposto: a fine conferenza stampa, stuzzicato dal Dubbio su quanto fosse opportuno, per il governo, rivendicare il merito di non aver lasciato scrivere ai magistrati la riforma degli avvocati, il sottosegretario alla Giustizia si schernisce ma insiste: «Abbiamo ascoltato, audio ergo sum, e rispettato le categorie, la loro autonomia». E così, in un clima di reciproco riconoscimento dei meriti di ciascuno – con Greco c’erano in platea diversi altri consiglieri Cnf, e hanno poi preso la parola non solo Scialla ma anche la presidente di Cassa forense Maria Annunziata, il vertice di Mf Elisa Demma, la vicepresidente dell’Aiga Mariangela Di Biase –, prima Schifone e poi Delmastro si dichiarano, con parole quasi identiche, di «aver scritto, o meglio fatta nostra, la Carta costituzionale degli avvocati», che per il sottosegretario è «la Magna Charta».
Schifone in particolare rivendica il primato del «governo Meloni», in questa svolta. E Greco, da par suo, non esita a ringraziare non solo la deputata e capo dipartimento di FdI, «una interlocutrice davvero preziosissima, a cui ho avuto modo di esprimere varie volte le aspettative dell’avvocatura e che è stata sempre disponibile a comprenderle», ma anche «tutto il ministero della Giustizia», dove, in effetti, il testo elaborato «dall’intera avvocatura ai tavoli delegati dal congresso di Roma», ricorda Greco, è stato riformulato come disegno di legge delega. E il presidente del Consiglio nazionale forense non manca di citare chi come «il sottosegretario Alfredo Mantovano», da magistrato, ha sostenuto a propria volta il progetto».
I ringraziamenti si incrociano, perché la numero uno della Cassa, Annunziata riconosce «i meriti del mio presidente Greco», ma lo fa anche Demma, che guida Movimento forense, cioè una componente, lo dice lei stessa, «che per propria natura è orientata anche verso posizioni radicali, ma che ha dovuto apprezzare la capacità diplomatica e di mediazione del vertice del Cnf. È indiscutibile che senza uno sforzo di sintesi non si sarebbe arrivarti a una nuova legge dell’avvocatura».
E «l’orgoglio di essere avvocati» è il sentimento che, in virtù dell’orizzonte ridisegnato dalla riforma forense, la numero due di Aiga Di Biase, intervenuta anche per il presidente dell’associazione Foglieni, auspica di «veder rinascere fra i giovani». Ma perché ci si arrivi, ricorda Annunziata, «è necessario che le giuste modifiche previste nel ddl delega, condivise da noi di Cassa forense, a cominciare per esempio dalla regolazione contrattuale della monocommittenza, vengano poi assistite, nella fase dei decreti legislativi, non dico da sanzioni ma comunque da misure che richiamino i dominus disattenti ad applicare il nuovo regime».
Sulla necessità di riparare alle differenze, agli «squilibri innanzitutto di genere», si sofferma subito Schifone, che, come Delmastro, rivendica il «cambio di passo realizzato dal centrodestra, rispetto all’errore delle liberalizzazioni di Bersani, già con la legge rafforzativa dell’equo compenso, prima legge, non è un caso, approvata dopo l’insediamento del governo Meloni».
Greco sa di rivolgersi, certo, a molti colleghi – tra i quali anche il neoeletto presidente del Coa di Roma Alessandro Graziani, il numero uno dell’Ordine di Milano Antonino La Lumia, il past president dell’Aiga Francesco Perchinunno – ma pure a giornalisti che ben conoscono la giustizia ma non necessariamente le specificità dell’ordinamento forense: «A chi non lo sa, dico che sul piano giudiziario l’Italia è organizzata il 26 distretti di Corte d’appello, e che rappresentanze forensi di tutti e 26 questi distretti, a cominciare dai presidenti degli Ordini capoluogo, hanno lavorato nei cinque tavoli aperti, su delega congressuale, per scrivere questa proposta di legge».
«Davvero non si può dire», gli fa eco il coordinatore dell’Organismo congressuale forense Scialla, «che sia mancato il metodo democratico. Anzi: questa esperienza ha consentito all’avvocatura innanzitutto di sperimentare un nuovo metodo di elaborazione condivisa». Che il governo ha apprezzato a tal punto da accettare di essere semplicemente compartecipe di questo sforzo collettivo.