La Camera dei deputati ha approvato in terza lettura, con 243 sì e 109 no, il disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti. Un passaggio chiave della riforma Nordio, che ora dovrà essere esaminato in quarta e ultima lettura dal Senato. Non essendo stata raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi, la riforma dovrà essere sottoposta a referendum confermativo, dove sarà sufficiente la maggioranza dei voti validamente espressi, senza quorum.

Dopo il voto, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha parlato di una “bellissima giornata”, scherzando con i cronisti: «Per chi ritiene che sia dedito all’alcolismo, vado a festeggiare con uno spritz». Il Guardasigilli ha ribadito che la riforma «non è una sconfitta né un’umiliazione per la magistratura, alla quale mi sento ancora di appartenere». Sulla bagarre scoppiata in Aula per gli applausi del governo, Nordio ha commentato: «In politica bisogna sempre aspettarsi che chi è sconfitto cerchi di annacquare l’amarezza con una diversione. Noi non abbiamo affatto applaudito, ma un certo entusiasmo è normale».

Il vicepremier Antonio Tajani ha celebrato il via libera della Camera definendolo «il compimento di un percorso cominciato trent’anni fa con le battaglie garantiste del Presidente Berlusconi». Tajani ha sottolineato che la riforma mira a «rafforzare la credibilità di giudici e pubblici ministeri» e a garantire «un giudice davvero terzo». La vittoria, ha detto, «è dedicata a Berlusconi e ai suoi valori».

Opposizioni all’attacco

L’opposizione ha contestato duramente la maggioranza, parlando di una «forzatura» e denunciando un clima di esultanza incompatibile con la delicatezza di una riforma costituzionale. Alcuni deputati hanno protestato anche chiedendo comunicazioni urgenti del governo sulla crisi a Gaza, contribuendo alla sospensione temporanea della seduta.

Referendum confermativo: come funziona

Il referendum confermativo sarà l’ultimo passaggio della riforma. Diversamente dal referendum abrogativo, non prevede quorum: basterà la maggioranza dei voti validi. Sarà dunque il popolo italiano a decidere se confermare o respingere la riforma che punta a separare definitivamente le carriere dei magistrati, cambiando in profondità il sistema giudiziario.