Il processo sulla strage del Mottarone rischia di arrivare ai nastri di partenza senza giudici. Con la conseguenza che per formare un collegio per il processo, a Donatella Banci Buonamici, presidente facente funzione del tribunale di Verbania dopo il pensionamento di Luigi Montefusco, toccherà pescare tra i colleghi del settore civile. È questo il clamoroso risvolto dell’assegnazione definitiva del fascicolo a Elena Ceriotti, la giudice alla quale a giugno è stato affidato, con un provvedimento giudicato illegittimo dal Csm, il fascicolo precedentemente in mano a Banci Buonamici e che dal 3 gennaio andrà in pensione. Una decisione, la sua, comunicata al presidente Montefusco in estate, ma della quale il resto del tribunale non sarebbe stato informato. Il fascicolo, dunque, rimarrà nelle sue mani per appena due mesi, quando, al massimo, si porterà a conclusione il solo incidente probatorio chiesto dalle difese. In seguito toccherà riassegnare il caso ad un nuovo gip e ciò creerà ulteriori situazioni di incompatibilità, in un tribunale che tra ufficio gip/gup e dibattimentale può fare affidamento, dal 2022, soltanto su cinque magistrati, presidente inclusa. La vicenda era già finita al centro di violenti polemiche che hanno portato all’apertura di due procedimenti disciplinari davanti al Csm, uno a carico di Banci Buonamici e l’altro a carico di Montefusco. Il 6 dicembre è prevista un’udienza per tirare le fila delle prime consulenze affidate ai periti della procura e ai consulenti dei 14 indagati per fare chiarezza sulle cause dell’incidente, ma data la complessità dell’indagine - la fase gip si concluderà probabilmente solo tra un anno - i tempi sono destinati ad allungarsi, rendendo così necessaria l’assegnazione ad un nuovo giudice, che dovrà prendere in carico tutti i fascicoli di Ceriotti. L’alternativa migliore sarebbe stata dunque quella di lasciare il fascicolo in mano a Banci Buonamici, che avendo gestito il caso in fase di convalida del fermo risulta già incompatibile per le fasi successive. D’altra parte, era stato il Csm a stabilire che l’autossegnazione del fascicolo, al netto delle altre irregolarità, non era da ritenersi illegittima. «Non emergono elementi da cui desumere che l’autoassegnazione abbia avuto finalità diverse dalla funzionalità dell’ufficio», aveva sentenziato la prima Commissione di Palazzo dei Marescialli. Una convinzione certificata dal plenum, durante il quale i togati Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita avevano stigmatizzato la scelta di sottrarre il fascicolo alla giudice, definendola «un grave vulnus all’organizzazione dell’ufficio idonea ad incidere sull’andamento del processo, dal momento che erano stati già adottati provvedimenti sulla libertà personale». Alla giudice rimarrebbe la possibilità di autoassegnarsi nuovamente il fascicolo a gennaio, evitando dunque ulteriori incompatibilità, ma date le polemiche passate tale opzione risulta più che improbabile. Toccherà, dunque, pescare nel bacino dei giudici disponibili - Rosa Maria Fornelli, Beatrice Alesci, Annalisa Palomba e Antonietta Sacco -, tra le quali verrà designata anche la gup. E così per la formazione del collegio rimarranno disponibili solo due giudici, con la necessità di far ricorso ai colleghi della sezione civile per coprire il terzo posto. Ma al di là del caso Mottarone, la situazione rischia di complicare tutto il carico di lavoro futuro del tribunale, che allo stato attuale non presenta problemi di arretrato, azzerato lo scorso anno. Da gennaio, infatti, toccherà ridistribuire tutto il ruolo del dibattimento, comprese le udienze già fissate dalla sostituta di Ceriotti, che molto probabilmente sarà Palomba. Una situazione, dunque, che rischia di avere conseguenze negative anche per altri processi importanti, come quelli relativi a EniChem e Montefibre, sulle morti da amianto. Contattata dal Dubbio, Banci Buonamici ha evidenziato la grave situazione in cui si verrà a trovare il tribunale ed ha ipotizzato di chiedere al Csm una copertura dei posti che rimarranno vacanti. «La situazione in cui ci troveremo a lavorare da gennaio è difficile», si è limitata a dire. E a ciò si aggiunge l’attenzione mediatica che da mesi si è riversata sul tribunale di Verbania, soprattutto a seguito della scelta di Banci Buonamici di non convalidare gli arresti dei primi tre indagati, finiti in carcere con un provvedimento motivato dal «clamore internazionale» suscitato dalla vicenda.