Via libera all’incidente probatorio richiesto da Gabriele Tadini, rappresentato dall’avvocato Marcello Perillo, l’unico degli indagati agli arresti domiciliari per l’incidente della funivia del Mottarone in cui sono morte 14 persone, finalizzato «a perizia sulle cause della precipitazione della cabina della funivia del Mottarone». Lo ha deciso il gip del Tribunale di Verbania, Elena Ceriotti, confermando di base le intenzioni della gip “destituita”, Donatella Banci Buonamici. Il giudice ha nominato come perito il professor Antonio De Luca dell’Università Federico II di Napoli. Le parti sono convocate per il conferimento dell’incarico il prossimo 8 luglio. Secondo quanto scritto dal gip nell’ordinanza, «la richiesta può trovare accoglimento, posto che il mezzo di prova, che si chiede di assumere, rientra nel novero di quelli, non suscettibili di interpretazione estensiva ed analogica, previsti dalla disposizione normativa di cui all'art. 392 c.p.p., che contempla sia l'ipotesi che la perizia verta "su una persona, una cosa o un luogo il cui stato è soggetto a modificazione non evitabile" (comma 1 lett. f), suscettibile di rendere impossibile materialmente il compimento dell'atto in sede dibattimentale, o, comunque, di pregiudicarne il risultato, sia il caso che l'accertamento peritale, in ragione della sua complessità, sia tale di determinare una sospensione del relativo processo per un periodo superiore a sessanta giorni (art. 392 comma 2 c.p.p.)». La fattispecie probatoria «risponde all'esigenza di salvaguardare il principio della non dispersione dei dati acquisibili» e nel caso di specie «la perizia, ove disposta in dibattimento, richiederebbe sicuramente un tempo superiore a sessanta giorni, data la complessità degli accertamenti da svolgere in un caso costituente sostanzialmente un unicum, così rendendo ammissibile la procedura incidentale, quand'anche l’oggetto della prova dovesse ritenersi non suscettibile di modificazione, tenuto conto che l'impianto de quo, per la sua naturale destinazione, è esposto agli agenti atmosferici e che, comunque, la zona interessata dall'accadimento è stata delimitata e sottoposta a sequestro dalla p.g., preservando, tra l'altro, gli elementi dell'impianto, presentanti interesse investigativo, come rilevato dal pm nelle sue deduzioni, secondo cui la cabina della funivia, precipitata in luogo estremamente impervio e scosceso, nell'immediatezza dei fatti è stata debitamente ancorata e coperta da teloni, così come l'estremità della fune traente è stata cautelata, anche attraverso l'applicazione di idoneo materiale atto ad impedirne ogni eventuale alterazione». La procura si era opposta sottolineando la mancata individuazione, allo stato, di tutti i soggetti, oltre ai tre indagati, «nei confronti dei quali le indagini in corso potranno fare emergere eventuali profili di responsabilità, i quali, una volta identificati, avrebbero titolo per partecipare all'esecuzione delle operazioni peritali o agli accertamenti tecnici del pm». Secondo la giudice, la «"doverosa ed esaustiva acquisizione di tutta la documentazione (presso le società incaricate della manutenzione e presso gli uffici pubblici - Ustif - preposti ai controlli)", nonché l'assunzione "di ulteriori informazioni e dichiarazioni, occorrente per chiarire la complessità dei profili della gestione, manutenzione e sicurezza di un impianto quale quello in oggetto, implicante il necessario coinvolgimento di più figure, anche societarie al fine di individuare in modo completo, ma, al tempo stesso, cauto e preciso e non inutilmente e genericamente estensivo, tutti ed esclusivamente i soggetti a carico dei quali possa profilarsi la sussistenza di elementi indiziari di corresponsabilità", indicate dal pm nelle deduzioni, a sostegno del differimento, non ricevono pregiudizio alcuno dall'accoglimento della richiesta di incidente probatorio e dal conseguente espletamento del medesimo sui temi indicati dalla difesa, nell'istanza, e dallo stesso pm, in sede di deduzioni». Intanto lunedì sono convocati in procura i tre indagati, i familiari delle 14 vittime e la zia del piccolo Eitan, rappresentante legale dell’unico sopravvissuto al tragico incidente per l’avvio di una serie di accertamenti tecnici irripetibili. Si tratta di verifiche sul contenuto di alcuni cellulari e computer, hard disk, chiavette Usb, schede Sd e disk drive, oltre ad alcuni cellulari e a un registratore portatile. Tra le parti offese indicate dal gip Ceriotti anche il Codacons. L’incidente probatorio verrà effettuato sulla fune traente, sul sistema frenante e sulla centralina della cabina della funivia precipitata il 23 maggio scorso. Oltre a Tadini sono indagati il gestore dell’impianto Luigi Nerini e il direttore di esercizio l’ingegnere Enrico Pericchio. Anche Tadini potrà, se vorrà, presenziare all’udienza, vista l’autorizzazione del gip. Il capo servizio ha ammesso di aver lasciato inserito i forchettoni sulla cabina precipitata - con lo scopo di sopperire al malfunzionamento del sistema frenante -, forchettoni che hanno impedito alla cabina numero 3, una volta che si è rotta la fune traente per motivi ancora da accertare, di non precipitare e di schiantarsi «a folle velocità» contro il tronco di un albero. La decisione del blocco ai freni, a suo dire, era condivisa con gli altri due indagati che invece respingono le accuse. Tadini deve rispondere anche di falso per aver omesso di scrivere nel “registro giornale” le anomalie dell’impianto, in particolare i rumori provenienti dal sistema frenante della cabina precipitata sentiti anche la mattina dell’incidente.