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ELLY SCHLEIN PD
Grandi manovre nel Pd e a sinistra in generale e la fibrillazione si spiega sin troppo facilmente: tutte le anime del partitone e del Campo Largo, anche se non potrebbero mai ammetterlo ufficialmente, sono perfettamente consapevoli del fatto che se si arrivasse alle elezioni politiche oggi non ci sarebbe partita e che senza un qualche scatto di reni sarà così anche tra un anno e mezzo. Così alla fine della settimana scorsa, al teatro Franco Parenti di Milano, è rinata la minoranza riformista, tenuta a battesimo dal padre fondatore del centrosinistra in persona, Romano Prodi.
Non è la minoranza riformista come la abbiamo conosciuta sinora. Quella, nome di battesimo Energia popolare, leader riconosciuto il presidente del partito Stefano Bonaccini, ha cercato da almeno un anno a questa parte di costruire ottimi rapporti con la maggioranza di Elly Schlein.
Se è opposizione è 'di sua maestà' ma molti nel Pd pensano che non sia nemmeno quella: piuttosto una parte non dichiarata della maggioranza. Il problema è che se la politica dell'appeasement di Bonaccini doveva portare a un colpo di freno rispetto all'appiattimento del partito sulla linea radicale dei due alleati, M5S e Avs, la missione è decisamente fallita.
Così la parte più combattiva della minoranza si stacca e affila le armi: Guerini, Delrio, Fassino, Pina Picierno, Madia, Verini e con loro Sandra Zampa, senatrice che vale doppio, anzi triplo, essendo di fatto la portavoce di Prodi. Che, tramite Zampa, fa sapere di non apprezzare affatto la linea della sua ex protetta Elly: «Non stiamo andando nella giusta direzione. Noi dobbiamo guidare, non inseguire il M5S e Avs». Se non è una dichiarazione di guerra poco ci manca.
Alla minoranza di sua maestà, quella di Bonaccini, la levata di scudi non piace. Ai convenuti al teatro Parenti, in compenso, l'entrata in scena di un terzo soggetto, in questo caso esterno al partito ma sarebbe più opportuno definirlo interno/ esterno. È il Progetto civico che punta sul carisma della sindaca di Genova Silvia Salis, riunisce diversi amministratori tra cui il sindaco di Napoli Manfredi. L'idea è esplicitamente quella di dar vita a quell'araba fenice che è 'la gamba centrista del centrosinistra', il punto di forza appunto la sindaca di Genova che è un astro in ascesa e che quasi certamente si presenterà alle primarie del centrosinistra, sempre che i leader decidano di convocarle.
A fare gli onori di casa alla prima assemblea del Progetto è stato l'assessore ai Grandi Eventi di Roma Alessandro Onorato ma la regia è di Goffredo Bettini, l'ultimo tra i cavallini di razza del vecchio Pci ancora in campo anche se, come sempre, dietro le quinte.
L'instancabile Goffredo però non si dà da fare solo con la mano destra. Con quella è impegnato a cercare di far nascere il partito centrista, con l'altra è il motore del Correntone in cui trovano gomito a gomito Dario Franceschini, Andrea Orlando, Peppe Provenzano e Roberto Speranza. Il 'Correntone', per chi ha la memoria lunga, era quella composita area del Pd che riuniva esponenti di spicco provenienti da correnti diverse, uniti dall'intenzione di dare la spallata alla leadership di quel momento, in soldoni Massimo D'Alema, per spostare il partito a sinistra sotto la guida dell'allora segretario della Cgil Cofferati.
Niente di tutto questo stavolta. Il nuovo Correntone è di maggioranza, mira a rafforzare la segretaria frenandone però le pulsioni movimentiste e un po' ' anti- partito' della segretaria. Che dietro i civici e il Correntone spunti la stessa lunga mano di Bettini non deve sorprendere. La strategia è unitaria e sulla carta efficace. Da un lato il Pd dovrebbe continuare a piegare verso un partito più radicale e più identitario in modo da recuperare una parte del suo elettorato astensionista. Dall'altro la nascita di Progetto civico, che secondo Onorato potrebbe già contare sul 10% dei consensi, riequilibrerebbe al centro un Campo Largo altrimenti troppo sbilanciato a sinistra. Si comprende facilmente perché i 'prodiani', che mirano a spostare la barra del Nazareno, non gradiscano affatto un disegno che, al contrario, mira a rafforzare la segretaria, a confermare la sua linea, e a bilanciarla con una forza esterna al Pd, lasciandoli senza più alcuna parte nella eterna commedia dei Democratici.
I limiti del complesso piano di Bettini sono quelli propri di ogni disegno che appare perfetto sulla carta, cioè che non tiene conto della sostanziale differenza tra la realtà, con tutti i mille ostacoli a volte imprevedibili che puntualmente presenta, e il disegno strategico astratto. La flottiglia di Bettini può arrivare in porto ma può anche sbattere su una quantità innumerevole di scogli, iceberg e gorghi imprevisti.


