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ASSOCIAZIONE COSCIONI A MONTECITORIO PER LA CONSEGNA FIRME PER LEGGE SUL FINE VITA
La richiesta arriva con toni chiari, dopo mesi di attese e rinvii. La consigliera regionale del Partito Democratico Alessandra Salvatore sollecita il Consiglio del Molise a discutere finalmente la proposta di legge sul suicidio assistito, ricordando che il provvedimento è fermo da troppo tempo nonostante un termine già decorso. La PdL 66/2025, presentata nei primi mesi dell’anno, avrebbe dovuto concludere il suo esame in Commissione entro 60 giorni dal 18 aprile scorso. Da allora, però, nulla si è mosso.
Salvatore ha formalizzato la sua richiesta al Presidente del Consiglio regionale, domandando l’iscrizione della proposta all’ordine del giorno della «prima seduta utile», come previsto dallo Statuto. Un atto dovuto, secondo la consigliera, che lega l’urgenza non solo ai ritardi istituzionali ma soprattutto alla sofferenza delle persone che attendono un quadro normativo chiaro per esercitare il diritto riconosciuto dalla Corte costituzionale.
Il suo intervento è arrivato durante il convegno “Riflessioni sul fine vita – Aspetti etici e giuridici”, promosso dalla Cellula Coscioni Molise con il patrocinio del Comune di Campobasso e dell’Ordine degli Psicologi. Proprio l’associazione Luca Coscioni, ricorda Salvatore, ha più volte sollecitato la Regione affinché sblocchi l’iter: «Il termine è ampiamente spirato e la richiesta di accelerare non può più essere ignorata».
Nel merito, la proposta di legge regionale mira a rendere operative le sentenze 242/2019 e 135/2024 della Corte costituzionale. Le decisioni dei giudici hanno individuato un’area in cui l’aiuto al suicidio non è punibile, aprendo per le Regioni uno spazio normativo significativo: definire procedure, requisiti e tempistiche per garantire ai cittadini un accesso uniforme al percorso sanitario previsto, evitando disuguaglianze e contenziosi.
Il nodo politico arriva quando la consigliera dem confronta la PdL molisana con il disegno di legge governativo in discussione in Parlamento. Un testo, afferma, che «restringe i principi fissati dalla Corte, rendendo di fatto inaccessibile la procedura». Per Salvatore, l’impianto nazionale rischia di svuotare di contenuto il diritto riconosciuto dalle pronunce costituzionali. Per questo richiama gli esempi di Toscana e Sardegna, Regioni che hanno già avviato percorsi normativi in linea con la giurisprudenza, mostrando che è possibile intervenire senza attendere ulteriori indicazioni dal livello centrale.
Il Molise, invece, è fermo. Una stasi che secondo Salvatore non è più sostenibile: «Serve una legge che tuteli i diritti riconosciuti dalla Corte e renda operativo il percorso sanitario». La politica regionale, insiste, ha il compito di garantire risposte chiare e tempestive a cittadini che da mesi attendono un passaggio indispensabile per accedere a una procedura prevista dall’ordinamento.


