Martedì 30 Dicembre 2025

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Referendum , si va verso il voto domenica 22 marzo. Attesa l'ufficialità

Fonti di maggioranza sicure della data: «Mediazione tra Quirinale e palazzo Chigi»

30 Dicembre 2025, 15:50

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio

Habemus (forse) datam. Il referendum sulla Giustizia in cui gli italiani confermeranno o meno la riforma che introduce, tra le altre cose, la separazione delle carriere tra giudici e pm, si terrà con ogni probabilità domenica 22 marzo. Dopo settimane di tira e molla tra la maggioranza di governo che avrebbe voluto anticipare più possibile la data del voto, addirittura ai primi giorni di marzo, e l’opposizione che auspica la rimonta del No e che quindi avrebbe voluto più tempo, si va verso il punto di caduta del primo giorno di primavera.

Fonti di maggioranza più che attendibili parlando di una vera e propria «mediazione» tra i “piani alti” (tradotto, il Quirinale) e palazzo Chigi, condotta in prima persona dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, d’accordo con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. «L’ufficialità arriverà prossimamente ma quella data è la più adeguata per tutti», sussurra ancora la stessa fonte che poi, a poco più di un mese dal Festival di Sanremo, si sbilancia. «Trattandosi del primo giorno di primavera, vedremo per chi quella stagione sarà maledetta o benedetta, come nella canzone di Loretta Goggi».

L’accelerata è arrivata dopo che il Consiglio dei ministri di lunedì, in cui si sarebbe dovuto discutere proprio della data del referendum, aveva preferito non toccare l’argomento, probabilmente perché in via di definizione la migliore soluzione per tutti, individuata come detto in domenica 22 marzo. Potrebbe dunque essere uno dei primi Cdm del 2026 a ufficializzare la data, che dovrà essere poi confermata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al quale la Costituzione assegna il compito di indurre il referendum.

«Presumo e auspico che sarà prima di Pasqua, nella seconda metà di marzo», ha detto ieri Nordio parlando con i cronisti alla Camera. «Inutile dire che non abbiamo minimamente paura, dal mio punto di vista avremo più tempo per spiegare le nostre ragioni - ha commentato il Guardasigilli - Resta però il problema tecnico che slittare dopo Pasqua produrrebbe anche una tensione magari politica che sarebbe il caso di evitare». A chi chiedeva di un intervento del Quirinale, il ministro ha risposto: «No, su questo no, però il problema esiste da un punto di vista tecnico e magari per evitare conflitti, ricorsi o polemiche che si protraggono anche dopo una costituzione elettorale si può cercare una situazione di compromesso».

Che sarebbe stato dunque trovato nella data di domenica 22 marzo, con la conseguenza che si voterà anche lunedì 23 marzo, visto che la consultazione si svolgerà in due giorni. «Il voto in due giorni massimizzerebbe la democrazia», aveva detto qualche giorno fa il vice di Nordio, Francesco Paolo Sisto. E mentre la maggioranza serra i ranghi in vista di questi tre mesi scarsi di campagna elettorale, l’opposizione fa lo stesso con i leader di Pd e M5S, Elly Schlein e Giuseppe Conte, in prima linea (almeno a parole). «Ben volentieri ci mettiamo a disposizione per dare una mano al Comitato nella campagna in cui ci saremo anche noi contro la riforma Nordio - ha detto lunedì sera la leader dem al termine dell’incontro alla Camera tra i leader del centrosinistra e il Comitato per il No coordinato da Giovanni Bachelet - Lavoreremo per coordinare gli sforzi e farli convergere in questi mesi di lavoro: siamo contenti dell’incontro e molto disponibili a lavorare». Il referendum «si può vincere, se il Governo ci darà il tempo di fare e di parlare al Paese per spiegare che questa riforma non migliorerà in nulla il servizio giustizia ai cittadini», ha spiegato invece Conte.