La riforma della giustizia
Votare a inizio marzo per il referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati «è perfettamente conforme alla legge». A sostenerlo è Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia e senatore di Forza Italia, in un’intervista a Il Foglio, rilanciando l’ipotesi di una consultazione popolare già nelle prime settimane di marzo.
Secondo Sisto, non ci sarebbe alcuna forzatura normativa. «Il decreto di indizione può essere approvato entro sessanta giorni dall’ordinanza della Cassazione che ammette il quesito referendario – spiega –. La Corte si è già espressa e questo consente l’indizione del referendum, che è un adempimento del presidente della Repubblica su deliberazione del Consiglio dei ministri». Da qui la conclusione: se il Consiglio dei ministri varerà il decreto a inizio gennaio, «è realistico votare a inizio marzo e consentire al popolo sovrano di esprimersi al più presto».
Sulla data pesa meno l’attenzione del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che guarda soprattutto all’esito. «Non mi interessa il giorno, mi interessa il risultato che credo sarà positivo», afferma in un’intervista a La Stampa. E rilancia con toni netti: «Basta chiedere ai cittadini se la giustizia, come l’hanno vissuta sino ad oggi, è andata bene o male. Se è andata bene devono votare “no”, se è andata male votare “sì”».
Delmastro richiama esplicitamente il caso Palamara e il sistema delle correnti nel Csm, sostenendo che le condizioni che hanno favorito quel meccanismo «permangono identiche» e che per sradicarle serva il sorteggio. Alle critiche delle toghe replica: «Non è che viene sorteggiato il barista. Viene sorteggiata gente qualificata, che già oggi può decidere sulla libertà o meno di una persona». Il sottosegretario definisce il sorteggio «il miglior strumento odierno per spezzare il potere malefico delle correnti» e respinge l’accusa secondo cui la riforma mirerebbe a sottoporre il pubblico ministero all’esecutivo: «È una grande bufala».
Sul fronte opposto, le opposizioni preparano la battaglia per il no. Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte sostiene che il no possa vincere «se il governo ci darà tempo e spazio per parlare al Paese», ribadendo che questa riforma servirebbe «a chi è al governo per tenere sotto tutela i magistrati».
Una linea condivisa anche da Alleanza Verdi e Sinistra. Nicola Fratoianni ha confermato «l’unanime volontà di collaborazione e cooperazione» tra le forze di opposizione e il comitato della società civile per il no, sottolineando che la raccolta firme ha già superato quota centomila. Un percorso che vede coinvolti anche Elly Schlein e il presidente del comitato referendario per il no, Giovanni Bachelet.
Nel governo, però, la data non è ancora definita. Il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci ha riferito che del referendum «non si è parlato» nell’ultimo Consiglio dei ministri. Più cauto anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui «non c’è ancora alcun accordo» e la questione sarà affrontata «a inizio gennaio».
Intanto, la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha fissato per mercoledì 21 gennaio le comunicazioni in Aula del ministro della Giustizia Carlo Nordio sull’amministrazione della giustizia in Italia. Un appuntamento che potrebbe rappresentare il primo vero banco di prova politico in vista di una consultazione referendaria che si preannuncia altamente divisiva.