Lunedì 22 Dicembre 2025

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Sulle carriere separate si voterà anche di lunedì: ecco il decreto

Il consiglio dei ministri approva il provvedimento sulle consultazioni elettorali del 2026. Ancora incognite sulla data del referendum

22 Dicembre 2025, 19:02

19:07

Meloni e Nordio

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge in base al quale le consultazioni elettorali del 2026, compreso il referendum sulla separazione delle carriere, si svolgeranno in due giornate, domenica e lunedì. Dietro questa scelta ci sarebbe l’esigenza di contrastare in tutti i modi possibili l’astensionismo che, almeno in teoria, potrebbe mettere a rischio la vittoria del.

Nulla invece è stato deciso sulla data della consultazione. L’incognita è legata all’iniziativa presa venerdì scorso da 15 cittadini che si sono recati in Cassazione per chiedere di raccogliere 500mila firme sullo stesso tema, ma con un quesito formulato in modo più ampio. Proprio oggi è partita, sull'apposita piattaforma nazionale “Referendum e iniziative popolari”, la raccolta delle sottoscrizioni. Una iniziativa che, secondo alcune interpretazioni (come quella della costituzionalista Giovanna De Minico, intervistata dal Dubbio), metterebbe il governo dinanzi a un bivio: ignorare l’iniziativa dei giorni scorsi e fissare ugualmente, quanto prima, la data del referendum, oppure attendere il 30 gennaio, termine ultimo per la raccolta delle firme.

In questo secondo caso, spiegano fonti della Cassazione, non ci si troverebbe (data la delibera con cui, lo scorso 18 novembre, piazza Cavour aveva ammesso il referendum su richiesta dei parlamentari di maggioranza e opposizione) dinanzi a un conflitto tra poteri, considerati i precedenti. Comunque, se è vero che da una parte – secondo quanto previsto dall’articolo 15 della legge 352 del 1970 ( “il referendum è indetto con decreto del Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, entro sessanta giorni dalla comunicazione dell’ordinanza che lo abbia ammesso. La data del referendum è fissata in una domenica compresa tra il 50° e il 70° giorno successivo all'emanazione del decreto di indizione”) – il governo sarebbe legittimato a stabilire la data in questi giorni, dall’altra parte però, secondo chi scommette su una diversa lettura delle norme, lo stesso Esecutivo rischierebbe così di ignorare l’ulteriore richiesta referendaria, proveniente dalla società civile.

Fonti di via Arenula fanno sapere che l’Esecutivo è intenzionato ad andare avanti sulla propria originaria strada, a meno che non ci siano problemi di natura tecnica. Quindi, al momento, la data dovrebbe essere comunicata nel Consiglio dei ministri del 29 dicembre. Tuttavia, oltre a un ipotetico problema tecnico ci sarebbe anche la questione politica, come traspare dalle dichiarazioni rese dal capogruppo del Partito democratico in commissione Giustizia alla Camera, Federico Gianassi: «Suscitano allarme le voci secondo cui il governo potrebbe anticipare la data del referendum, incidendo direttamente sul diritto dei cittadini a informarsi e a formarsi un’opinione consapevole. Va ricordato che la riforma sulla separazione delle carriere è stata approvata dal Parlamento a maggioranza nella stessa versione predisposta dall'Esecutivo, senza margini di modifica o approfondimento: una procedura che rende particolarmente delicata ogni ulteriore compressione dei tempi democratici. Il Consiglio dei ministri non può diventare il luogo per blindare decisioni già prese che riducono il confronto a una semplice formalità».

Sempre i fautori dell’interpretazione che vincolerebbe l’Esecutivo a lasciare a dei cittadini il tempo di raccogliere le firme, si chiedono inoltre come un’accelerazione del governo potrebbe essere valutata dal presidente della Repubblica, che pure deve indire il referendum con un proprio decreto. E ancora: quale dovrebbe essere, a questo punto, il testo del quesito da sottoporre agli elettori? Insomma, le incognite sul tavolo sembrerebbero ancora numerose.